Maria Chindamo uccisa dalla 'ndrangheta e data in pasto ai maiali: Salvatore Ascone a processo per omicidio
Inizia il processo contro Salvatore Ascone per l'omicidio di Maria Chindamo, uccisa per volontà della 'ndrangheta e data in pasto ai maiali
Quello di Maria Chindamo è la storia di un omicidio che supera ogni immaginario umano: uccisa per ordine dei vertici della ‘ndrangheta, è stata data in pasto ai maiali e per questo motivo il 14 marzo Salvatore Ascone, detto “u pinnularu”, dovrà presentarsi di fronte ai giudici. Ascone deve rispondere di concorso in omicidio.
- L'omicidio di Maria Chindamo: il corpo dato in pasto ai maiali
- Gli interessi economici della 'ndrangheta
- Il processo contro Salvatore Ascone
L’omicidio di Maria Chindamo: il corpo dato in pasto ai maiali
Maria Chindamo era un’imprenditrice 42enne originaria di Laureana di Borrello, in provincia di Reggio Calabria. Nel 2015 era morto il marito Ferdinando Puntoriero, che si tolse la vita, e la donna aveva acquistato dei terreni che fino a quel momento erano di proprietà del congiunto scomparso.
Nel frattempo Maria Chindamo aveva iniziato una nuova relazione, e con il compagno gestiva alcuni terreni agricoli a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia. Ciò non piacque al clan Mancuso, una cosa della ‘ndrangheta del Vibonese, interessata agli stessi appezzamenti.
Il 6 maggio 2016 Maria Chindamo scomparve, e ad oggi il suo corpo non è mai stato ritrovato. Ben presto le indagini si mossero dalla pista della scomparsa a quella dell’omicidio.
A dare una svolta alle indagini fu una rivelazione fatta da Antonio Cossidente, collaboratore di giustizia, che agli inquirenti rivelò che Emanuele Mancuso gli avrebbe riferito che Maria Chindamo sarebbe stata uccisa nello stesso giorno della scomparsa, in quel 6 maggio, per mano di Salvatore Ascone che era proprietario di un terreno che si trovava di fronte a quello di proprietà della donna.
Gli interessi economici della ‘ndrangheta
A condannare a morte Maria Chindamo, dunque, fu la ‘ndrangheta che già da tempo aveva interesse per i terreni già di proprietà di Puntoriero e di cui lo stesso aveva segnalato agli inquirenti le intenzioni di Salvatore Ascone di utilizzare una stradina interpoderale che passava proprio sui suoi appezzamenti.
Dopo il suicidio di Puntoriero, la cosca Mancuso concentrò nuovamente l’attenzione su quei terreni che intendeva coltivare, ma l’acquisto da parte di Maria Chindamo diventò un ostacolo.
Il processo contro Salvatore Ascone
Giovedì 14 marzo inizia il processo contro Salvatore Ascone presso la Corte d’Assise di Catanzaro. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe provveduto a “manomettere il sistema di videosorveglianza installato presso la sua proprietà, limitrofa a quella della Chindamo” insieme al figlio minorenne. In questo modo avrebbe agito indisturbato senza correre il rischio di essere ripreso dalle telecamere.
Oltre ad Ascone e il figlio, nell’omicidio di Maria Chindamo sarebbe coinvolta una terza persona, oggi deceduta.