Maria Alyokhina delle Pussy Riot è fuggita dalla Russia vestita da rider: il racconto dell'artista e attivista
La Pussy Riot Maria Alyokhina, latitante da aprile, è riuscita a fuggire dalla Russa grazie a un clamoroso travestimento: le sue parole
Le Pussy Riot tornano al centro dell’attenzione, ma questa volta non per le loro proteste in favore dei diritti umani o contro Vladimir Putin. Con un clamoroso stratagemma una delle componenti del noto collettivo punk rock, Maria Alyokhina, è riuscita a lasciare la Russia, dove ad aprile era stata dichiarata latitante. A confermare la fuga della donna è stato il suo avvocato.
- Il piano di Maria Alyokhina delle Pussy Riot
- Problemi durante la fuga dalla Russia
- Dal carcere alla latitanza, chi è Maria Alyokhina
Il piano di Maria Alyokhina delle Pussy Riot
Maria Alyokhina, 33 anni, risultava sparita nel nulla da qualche tempo. Al New York Times ha svelato il piano messo in atto per scappare dal suo Paese di origine, raccontando come è riuscita a eludere qualsiasi tipo di controllo senza farsi scoprire.
Prima è rimasta nascosta a Mosca nell’appartamento di un’amica fidata, poi ha lasciato la Russia. L’artista e attivista, soprannominata “Masha”, ha spiegato di essere riuscita a fuggire travestendosi da addetta per la consegna del cibo a domicilio. In altre parole, ha indossato i panni di una rider.
Per evitare di essere rintracciata ha lasciato il suo telefono in Russia, mentre il passaporto le era già stato confiscato dalle autorità. La donna è poi riuscita ad arrivare in Lituania con l’aiuto di alcuni amici, passando attraverso la Bielorussia.
Problemi durante la fuga dalla Russia
Nel corso della fuga non sono tuttavia mancati i problemi: la Pussy Riot è riuscita a superare i confini bielorussi soltanto al terzo tentativo. Alla fine ha oltrepassato la frontiera grazie al supporto di un amico, l’artista islandese Ragna Kjartansson che – da quanto rivelato dalla stessa Alyokhina – è riuscito a farle avere un documento di viaggio per garantirle gli stessi diritti di qualsiasi cittadino europeo.
Dalla Bielorussia è così riuscita a spostarsi in Lituania a bordo di un autobus. A Vilnius si è successivamente riunita con un’altra Pussy Riot, Lucy Shtein, che sarebbe anche lei fuggita dalla Russia in modalità analoghe. “Sono contenta di avercela fatta, non ho ancora realizzato totalmente ciò che sono stata in grado di fare”, ha confidato Alyokhina al New York Times.
Dal carcere alla latitanza, chi è Maria Alyokhina
Classe 1988, la componente delle Pussy Riot è da vent’anni un’attivista dei diritti umani ed è stata una volontaria del movimento giovanile russo Danilovcy. Tra le altre cose, ha collaborato con Greenpeace Russia col fine di preservare alcune riserve e foreste del Paese.
Quando Maria Alyokhina è stata arrestata per la prima volta per le sue proteste era ancora una studentessa dell’Istituto di giornalismo e di scrittura creativa di Mosca.
L’artista ha ottenuto l’attenzione di tutto il mondo nel 2012, quando insieme alla sua band punk rock ha organizzato una protesta contro Putin nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Quel gesto le è costato quasi due anni di carcere con l’accusa di “teppismo e istigazione all’odio religioso”.
Dopo essere stata rilasciata dalla colonia penale in cui era stata reclusa, Alyokhina è tornata a dedicarsi alle attività per i diritti umani. Dalla scorsa estate è stata tuttavia incarcerata nuovamente altre sei volte, ciascuna per 15 giorni.
Ad aprile un tribunale di Mosca aveva poi disposto la sua carcerazione per aver violato i termini della libertà vigilata a cui era stata già condannata. Da quel momento la Pussy Riot si era però resa irreperibile: nessuno sapeva più che fine avesse fatto, almeno fino ad oggi.