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Mahsa Amini, dall'Iran: "La sua morte dovuta a una malattia, non alle percosse". I risultati dell'autopsia

Mahsa Amini è deceduta il 16 settembre dopo essere stata arrestata dalla polizia morale in Iran perché non portava il velo in modo corretto

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Stefano D'Alessio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista. Laureato in Comunicazione, per anni si è occupato di sport e spettacolo. Scrive anche di attualità, cronaca e politica. Ha collaborato con importanti testate e programmi radio e tv, a livello nazionale e locale.

La morte di Mahsa Amini, la 22enne curda deceduta il 16 settembre dopo essere stata arrestata dalla polizia morale in Iran perché non portava il velo in modo corretto, è dovuta a una malattia e non è stata provocata dalle percosse. Questo è quanto afferma il rapporto medico seguito all’autopsia effettuata a Teheran sul corpo della ragazza.

Autopsia Mahsa Amini: i risultati

Nella nota riportata da ‘TgCom24’, si sottolinea come Mahsa Amini sia stata operata per un tumore al cervello all’età di 8 anni e avesse un “disturbo importante” dell’asse ipotalamo-ipofisario, malattia per cui era stata trattata con idrocortisone, levotiroxina e desmopressina.

Stando a quanto riferito, la ragazza curda avrebbe “perso improvvisamente conoscenza” e successivamente sarebbe “caduta a terra”.

Secondo i medici, il personale di emergenza avrebbe tentato di salvarle la vita, ma “il supporto respiratorio non ha funzionato” e Mahsa Amini, “nonostante gli sforzi e il trasferimento in ospedale, è deceduta per “insufficienza multiorgano causata da ipossia cerebrale“. In nessun caso, stando a quanto evidenziato dall’autopsia, la morte può essere imputabile a “colpi alla testa o ad altri organi vitali”.

Le proteste dopo la morte di Mahsa Amini

La morte di Mahsa Amini ha scatenato un’ondata di proteste in Iran e non solo. Secondo quanto riferito dal sito legato all’opposizione ‘Iran International’, nel corso della notte diverse proteste hanno interessato Rafsanjan, la capitale Teheran, Mashhad e Mehrshahr.

Morte a Khamenei” e “Morte al dittatore” sono stati gli slogan che i manifestanti hanno continuato a intonare a piazza Harawi a Teheran, mentre a Kamraniyeh, un’altra zona della capitale, alcune donne sono state viste bruciare i loro hijab.

Una manifestazione di protesta sulla morte di Mahsa Amini, a Beirut.

La nota delle forze armate iraniane

I comandanti delle forze armate e i vertici della polizia in Iran, intanto, hanno rinnovato la loro fedeltà alla Guida suprema Ali Khamenei attraverso una nota congiunta, pochi giorni dopo gli elogi della Guida suprema all’esercito e alle forze dell’ordine per avere contenuto le proteste, in corso ormai da 3 settimane, per la morte di Mahsa Amini.

Ali Khamenei aveva detto che i giovani che hanno preso parte alle manifestazioni “devono essere puniti per rendersi consapevoli dei fatti” e aveva accusato gli Stati Uniti d’America e Israele di avere pianificato le dimostrazioni, violentemente represse.

“Le tue parole sono state un avvertimento contro i capi della sedizione e i loro leader stranieri, inclusi i criminali americani, il falso regime sionista, il regime saudita e l’impero mediatico dell’arroganza globale”, si legge nel comunicato delle forze armate iraniane, riportato dall”Ansa’.

Fonte foto: ANSA

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