Le dichiarazioni del fratello di Saman Abbas considerate "inutilizzabili": il processo potrebbe ricominciare
Il processo per l'omicidio di Saman Abbas potrebbe ribaltarsi: la Corte d'Assise ha considerato "inutilizzabili" le dichiarazioni del fratello
Le dichiarazioni di Ali Heider, fratello di Saman Abbas, avevano portato alla svolta nelle indagini dopo che l’allora 16enne aveva accusato lo zio Danish Hasnain di essere l’esecutore materiale dell’omicidio della sorella insieme ai cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. Ora, però, il processo potrebbe ribaltarsi e ricominciare daccapo perché la Corte di Assise ha ritenuto “inutilizzabili” tali dichiarazioni.
- "Inutilizzabili" le dichiarazioni del fratello di Saman Abbas, il colpo di scena
- Gli indizi contro il fratello di Saman
- La prossima udienza
“Inutilizzabili” le dichiarazioni del fratello di Saman Abbas, il colpo di scena
Come riporta ‘Repubblica’, nella giornata di venerdì 27 ottobre la Corte di Assise di Reggio Emilia ha stabilito che le dichiarazioni rese da Ali Heider nel 2021, comprese quelle in sede di incidente probatorio, sarebbero “inutilizzabili”.
Nel leggere la sentenza prima dell’audizione in aula del fratello di Saman Abbas, la presidente Cristina Beretti ha stabilito che il ragazzo “doveva essere indagato, anche per assicurargli le dovute garanzie”. Perché?
Nel 2021, nel tempo in cui Ali Heider ha puntato il dito contro lo zio e i cugini come responsabili della morte della sorella, il fratello di Saman Abbas aveva 16 anni ed era indagato dalla Procura dei minori per violenza privata.
Si ipotizzava, infatti, che l’allora 16enne volesse costringere la sorella a ritornare in Pakistan. Il 12, 15 e 21 maggio 2021 Ali fu ascoltato senza garanzie, e tre giorni prima dell’incidente probatorio del 18 giugno dello stesso anno quel procedimento fu archiviato dal Gip del tribunale minorile.
Gli indizi contro il fratello di Saman
I giudici ora ritengono che la sua posizione andrebbe approfondita: ad esempio, sempre secondo la Corte, la sera tra il 30 e il 1° maggio 2021 sarebbe stato egli stesso a mostrare ai genitori le chat tra Saman Abbas e il fidanzato, elemento che avrebbe scatenato la discussione e avrebbe spianato la strada all’omicidio.
Ancora, sempre secondo la Corte Ali sarebbe un “soggetto in una posizione delicata” anche perché fu proprio lui a riferire che lo zio gli avrebbe detto di rimanere in casa la sera dell’omicidio per non mostrarsi alle videocamere di sorveglianza.
Secondo la Corte, quindi, “sussistevano indizi di reità” che avrebbero portato a “iscriverlo per il reato principale“, ovviamente con le opportune garanzie.
Il 27 ottobre 2023 è dunque saltata l’audizione del ragazzo in aula, dato che il suo avvocato difensore Valeria Mari ha chiesto un termine per far sì che il suo assistito possa decidere se avvalersi o meno della facoltà di non rispondere.
La prossima udienza
La prossima udienza è dunque fissata al 31 ottobre.
Alla luce della sentenza letta dalla presidente Cristina Beretti, dunque, il processo per l’omicidio di Saman Abbas, uccisa la sera tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 potrebbe ribaltarsi e ricominciare.
Ciò sarà dovuto alla nuova posizione del fratello, che non è più considerato testimone della vicenda ma imputato di un procedimento connesso.