Lady Diana: i nuovi misteri sull'incidente raccontati in un libro
L'ex tassista che speronò la macchina della principessa ha rilasciato una lunga intervista lasciando trapelare nuove informazioni
La tragica morte di Lady Diana Spencer, avvenuta il 31 agosto 1997, continua a far discutere. Il giornalista Dylan Howard e l’ex poliziotto Colin McLaren hanno raccolto nel loro libro “Diana: case solved” la testimonianza dell’uomo che avrebbe speronato l’auto della ‘principessa triste’ poco prima dell’incidente che le costò la vita, 22 anni fa, nel tunnel dell’Alma di Parigi.
Il culturista di origine vietnamita Le Van Thanh, all’epoca tassista, intervistato dai due, avrebbe dichiarato nel libro di essere il conducente della Uno bianca che urtò la Mercedes sulla quale viaggiavano Lady Diana e Dodi Al-Fayed pochi attimi prima che l’autista Henri Paul ne perdesse il controllo. Finora l’uomo avrebbe sempre negato un suo coinvolgimento, dichiarando addirittura di non essere stato alla guida della Fiat quel giorno.
Van Thahn sostiene di essere stato interrogato all’epoca dai poliziotti francesi, che gli avrebbero consigliato di non andare a Londra. “Mi dissero: là hanno leggi diverse, non andare“, si legge in un estratto del libro-intervista tradotto da Oggi. Anche se l’ex tassista non ha spiegato il perché di questa raccomandazione, lasciando aperte le ipotesi su un piano ordito per eliminare Lady D. L’uomo ha poi spiegato di aver riverniciato l’auto dopo l’incidente, facendola diventare rossa, solo per motivi finanziari. “La polizia francese sa il perché. Quando uno non ha soldi e danneggia una vecchia auto, cosa può fare?”.
“Se verranno da me riceverò gli agenti di Scotland Yard. So che vogliono ancora parlarmi, so che torneranno. Me lo hanno detto“, ha rivelato ancora. E alle incalzanti domande del giornalista e dell’ex agente inglesi sul suo coinvolgimento in un piano per uccidere la principessa, l’uomo, riporta Oggi, ha risposto sibillino: “Vi lascio credere ciò che volete“.
Le sue dichiarazioni potrebbero bastare a far chiedere la riapertura del caso a Londra, secondo l’ex portavoce di Mohamed Al-Fayed, Michael Cole: “Queste informazioni dovrebbero essere trasmesse subito alle autorità francesi e britanniche, altrimenti saranno insabbiate”. Anche se la tata di William e Henry, sentita dagli autori del libro, si è detta contraria a nuove indagini: “Tutto questo ha un impatto molto duro sui duchi. Vorrei che finalmente tutti tacessero e dimenticassero”.