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La nuova ondata di caldo fa scattare l'allarme siccità: le regioni che rischiano di rimanere senz'acqua

La crisi idrica che sta mettendo in ginocchio il Nord rischia di coinvolgere tutta l'Italia: parla Andrea Guerrini, dirigente di Arera

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Federico Casanova

GIORNALISTA

Giornalista professionista, esperto di politica, economia e cronaca giudiziaria. Collabora con importanti realtà editoriali e testate giornalistiche. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia. Ha svolto il ruolo di ufficio stampa per diverse campagne elettorali locali e nazionali.

“É innegabile, in Italia esiste un grave divario tra Nord e Sud per quanto riguarda l’erogazione dell’acqua potabile. C’è un dato che fotografa in maniera inequivocabile quanto sto affermando: la media annua delle interruzioni del servizio nelle regioni settentrionali è di soli pochi minuti complessivi nell’arco dei 12 mesi; al meridione ci sono realtà in cui l’acqua non arriva nelle case delle famiglie anche per 170 ore totali all’anno, come se un cittadino rimanesse per un’intera settimana senza poter bere, lavarsi o cuocere la pasta”. È un quadro che assume contorni drammatici quello descritto da Andrea Guerrini, componente del Collegio di Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) e presidente del Wareg (Network regolatori idrici europei), tra i massimi esperti in Italia per la gestione del servizio idropotabile. Una situazione notevolmente peggiorata nel corso delle ultime settimane a causa di una crisi idrica che in Italia non si vedeva da oltre 70 anni, con diverse regioni costrette a dichiarare lo stato di emergenza.

Quali sono le cause di questa emergenza siccità senza precedenti?

“La questione non riguarda la disponibilità di acqua sul territorio nazionale, che in generale non avrebbe nessun problema a soddisfare la richiesta di cittadini, agricoltori ed imprese. Il vero problema comprende altri due aspetti: lo stato in cui versano gli acquedotti italiani e la gestione degli impianti da parte delle aziende preposte (laddove esistano, poiché in molti casi non sono nemmeno state incaricate).

Fino al 2017 gli enti preposti alla gestione delle reti idriche non erano sottoposti ad alcun controllo né ad alcun provvedimento conseguente alle loro condotte. Non venivano monitorate la qualità del servizio di erogazione, la frequenza delle interruzioni, l’efficienza della rete fognaria. Nessuno veniva punito in caso di gravi inadempienze, così come nessuno veniva premiato qualora ci fosse una buona gestione della rete.

Cosa è stato fatto per prevenire la crisi idrica?

“In quell’anno abbiamo emanato un provvedimento che introduce dei parametri precisi e puntuali per valutare l’efficienza dei gestori presenti sul territorio nazionale, in modo che le Regioni e il Governo potessero destinare le risorse economiche laddove il bisogno sia realmente maggiore. Una vera e propria rivoluzione del sistema, che fino a quel momento viveva nel caos per la mancanza di dati provenienti dai territori“.

Come Autorità, già da diversi anni abbiamo indicato alle istituzioni nazionali quali sono gli interventi indispensabili per risolvere buona parte di queste falle. Occorre istituire un’Azienda di Stato con poteri straordinari che possa intervenire tempestivamente per tamponare le situazioni di emergenza e iniziare un percorso di omologazione nazionale degli enti preposti alla gestione della rete idrica”.

Quali sono le regioni più esposte al rischio di rimanere senz’acqua?

“Proprio grazie a quel provvedimento di 5 anni fa ci siamo accorti come esistano delle macro aree del territorio nazionale che non hanno un azienda preposta alla gestione delle reti idriche. Mi riferisco in particolare alla Calabria e al Molise, ma anche ad alcune zone della Sicilia, della Campania e del Lazio Intere regioni su cui non abbiamo notizie in merito alla qualità del servizio idrico, alle perdite degli acquedotti, agli interventi che si intendono realizzare”.

“Come Arera abbiamo realizzato una mappa interattiva – consultabile sul sito – che spiega quello che sto dicendo. Le aree colorate in rosso e marrone sono quelle più problematiche, dove lo status quo non è sotto controllo. Se l’aggravarsi della crisi idrica dovesse colpire queste zone, la situazione sarebbe davvero al limite. Rischierebbero di rimanere senz’acqua per mesi“, ha aggiunto.

Esiste il rischio che l’emergenza siccità si espanda su tutta l’Italia?

“Le zone che oggi vivono questa tremenda situazione sono quelle dove operano i gestori più virtuosi di tutta Italia, dove le perdite idriche degli acquedotti si attestano anche al 15-20%, ben al di sotto della media nazionale del 40,7%. Ma in queste ore è previsto l’arrivo di un nuovo anticiclone sul nostro Paese. Le temperature torneranno a salire e le piogge saranno ancora completamente assenti per i prossimi 15 giorni. L’emergenza rischia di estendersi su tutto il territorio nazionale, con le conseguenze di cui sopra.

A causa del cambiamento climatico il fenomeno della siccità sarà sempre più ricorrente. Per questo occorre intervenire tempestivamente per mappare tutto il territorio nazionale e destinare le risorse economiche in modo mirato, a partire da quelle che stanno arrivando grazie al PNRR”.

Quali sono le soluzioni che Arera propone per mettere l’Italia al sicuro dalla crisi idrica?

“Per sopperire alla siccità che ciclicamente si ripropone in questo periodo dell’anno, Arera propone di riutilizzare l’acqua scaricata dai depuratori dandola alle aziende agricole per i loro terreni e alle amministrazioni locali per l’irrigazione di parchi e giardini pubblici. Questo sarebbe un provvedimento fondamentale per risparmiare moltissima acqua potabile che ad oggi viene utilizzata per questi scopi”.

E ancora: “Diversi indicatori dimostrano come la composizione di quell’acqua di scarico sia pienamente compatibile con le esigenze degli agricoltori, che però si oppongono a questa soluzione”.

“So che può sembrare sgradevole come affermazione, ma occorrerebbe introdurre un obbligo per i Comuni e le imprese del settore, magari stanziando degli incentivi che vadano a premiare chi utilizza l’acqua di scarico nei campi o nelle aree verdi“, ha proseguito.

Infine: “In questo modo si potrebbe garantire una fornitura più costante alle abitazioni dei cittadini, limitando al massimo i momenti di interruzione del servizio anche in momenti di grave emergenza come quello di oggi”.

Fonte foto: ANSA

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