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L'effetto freezing potrebbe aver colpito i tre ragazzi del Natisone: cos'è e come ha influito nella tragedia

Fra le possibili spiegazioni della tragedia dei tre ragazzi del Natisone c'è anche l'effetto freezing, una risposta alla paura in eventi estremi

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

L’immagine delle tre vittime del Natisone abbracciate e immobili, poco prima di essere travolte dalla furia delle acque, potrebbe avere una spiegazione mediante il cosiddetto effetto freezing. Descritto come uno status mentale particolare, si tratta di una risposta adattiva alla paura che può diventare paralizzante, compromettendo la capacità di reazione. Sono diversi gli studi che testimoniano comportamenti simili in situazioni di pericolo estremo: una condizione che, unita agli altri fattori, potrebbe spiegare le difficoltà dei giovani nel tentare di salvarsi.

Perché i tre ragazzi della tragedia del Natisone non si sono messi in salvo: ipotesi effetto freezing

Lo stato di immobilità prima di essere travolti dalla corrente ha sicuramente radici in una pluralità di fattori. Tra questi, il “freezing” psicologico potrebbe essere stato una delle concause.

La particolare condizione mentale potrebbe essere stata amplificata dal consiglio dei vigili del fuoco di rimanere fermi, e dall’inesperienza nel nuoto delle vittime. L’inaspettata velocità di innalzamento dell’acqua ha poi aggiunto un altro elemento chiave per completare il quadro.


Le ricerche dei tre ragazzi nel Natisone

Come funziona l’effetto freezing di fronte a un pericolo estremo

La paura, in circostanze normali, è una reazione salutare e naturalmente adattiva al pericolo, con il compito di incentivare la capacità di fornire una risposta rapida all’emergenza.

Tuttavia, può accadere che la paura diventi così intensa e il soggetto ne risulti sopraffatto, portandolo a una sorta di paralisi che di fatto gli proibisce di reagire in modo efficace.

Varie ricerche hanno dimostrato che in situazioni di emergenza, come gli incidenti aerei, molti decessi non derivano direttamente dall’incidente, ma piuttosto dai comportamenti errati dei passeggeri paralizzati dalla paura.

Il parere dell’esperta sull’effetto freezing e il caso del Natisone

La pericolosità di incappare in una condizione del genere è evidente: basti pensare a tutte le situazioni in cui agire in tempi rapidi può fare la differenza, come nel caso di un terremoto, un bombardamento o qualunque minaccia che renda necessaria un’evacuazione.

La psicologa Pamela Busonero, intervistata da diverse testate giornalistiche, spiega che quando ci si trova in una situazione in cui non si può affrontare né fuggire dalla minaccia, la paralisi non è solo fisica ma raggiunge anche una profonda “stasi cerebrale”.

Questo status impedisce di ragionare razionalmente e di prendere decisioni che potrebbero permettere di salvare la propria vita.

La condizione, insieme ad altri fattori, potrebbe quindi spiegare le difficoltà dei giovani a salvarsi quando era ancora possibile.

Fonte foto: ANSA

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