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Il direttore generale Rai Giampaolo Rossi dopo gli addii di Saviano, Fazio e Annunziata: "Mai così pluralista"

Il dg Rai Giampaolo Rossi è sicuro: quella che sta nascendo è la Rai più pluralista maio vista, con l'obiettivo di dare voce all'Italia intera

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Luca Bucceri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto del mondo dello sport e della politica, scrive anche di attualità ed economia. Laureato in Scienze della Comunicazione, muove i primi passi nelle redazioni sportive di Palermo per poi trasferirsi a Milano e lavorare per importanti testate.

Nessuna rivoluzione o tv dall’impronta da centrodestra, ma una Rai pluralista e aperta a dar voce all’Italia intera. Così il neo direttore generale Giampaolo Rossi, intervistato da Il Sole 24 Ore, difende la “sua” Rai dopo gli addi clamorosi di Fazio, Annunziata e Saviano, oltre che i numerosi casi interni nati nelle ultime settimane.

Una Rai pluralista

Nel corso dell’intervista rilasciata al quotidiano, infatti, il dg Rai ha difeso il nuovo percorso della tv di Stato che per molti, invece, avrebbe preso una piaga da “TeleMeloni”. Non è di questo avviso Rossi, secondo il quale anzi la Rai è più pluralista.

Gli addi di Fazio e Annunziata, infatti, sarebbero da ascrivere a “scelte individuali di chi aha deciso di andare altrove”. Per altri, invece, Rossi non si nasconde dicendo che sono “imposti dal rispetto dalla mission del Servizio pubblico, altri ancora legittimi cambiamenti di linee editoriali che i direttori di sempre fanno”.

Quelle registrate nelle ultime settimane, poi, sarebbero polemiche “più politiche che non di contenuti” in quanto Rossi è convinto che “i palinsesti realizzati a tempo di record siano io più pluralisti degli ultimi anni per provare a raccontare l’Italia intera“.

Il pensiero sul Canone

Ma nel corso dell’intervista a Il Sole 24 Ore non è mancato anche l’accenno al canone Rai, con il Governo e il ministro Giorgetti che avrebbero il piano per trasferire il pagamento dalle bollette della luce alle utenze telefoniche.

E Rossi, da questo punto di vista, si dice fiducioso per la rimodulazione perché devono essere “risorse che devono essere garantite e adeguate”. Il passaggio alle utenze telefoniche, infatti, permetterebbe di “aumentare la base dei paganti.e diminuire il costo pro-capite superando l’idea antiquata che, nel tempo dei nuovi modelli di fruizione, il canone si leghi al possesso di un televisore”. Per Rossi si tratta di un’idea “stimolante”.

Il confronto con gli altri Paesi

Ma c’è un elemento che, secondo Rossi, passa in secondo piano quando si parla di Rai, canone e soldi dovuti alla tv di Stato. Infatti, facendo un paragone con gli altri Paesi, il dg ha sottolineato che l’Italia è parecchi indietro nel finanziamento.

“90 euro contro i 185 della Bbc o gli oltre 200 della Zdf in Germania” ha spiegato, sottolineando che dei 90 solo 77 arrivano alla Rai, mentre il resto viene “trattenuto dalla Stato per altri impieghi”.

Fonte foto: ANSA

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