Il Cile boccia il referendum per la nuova Costituzione: resta quella imposta dal dittatore Pinochet nel 1980
I cileni hanno bocciato il referendum che avrebbe dato al Paese una nuova Costituzione, sostituendo quella imposta dal dittatore Pinochet nel 1980
Tutto come prima. Domenica 4 settembre il Cile, dopo 39 anni, ha avuto la possibilità di cambiare la Costituzione – imposta dal dittatore Augusto Pinochet nel 1980 – attraverso un referendum. Il ‘sì’, però, non è passato.
- Il quesito sul referendum
- Cosa avrebbe cambiato il referendum
- Perché è stato proposto il referendum: come sono nate le proteste
- I dati del referendum: bocciato dal 62%
Il quesito sul referendum
Al voto sono stati chiamati 15 milioni di cileni, dai 18 anni in su.
Chi non è andato a votare, se non per validi motivi convalidati da un giudice, è stato multato. Insomma, c’era grande attesa.
Sulla scheda, si sono trovati davanti a una domanda, “Approva il testo della Nuova Costituzione proposto dall’Assemblea costituente?“, a cui rispondere scegliendo tra “Approvo” e “Rifiuto”.
Cosa avrebbe cambiato il referendum
Nel dettaglio, cosa sarebbe cambiato se il referendum fosse passato?
Per scrivere il testo della nuova Costituzione, elaborato dall’Assemblea costituente appositamente eletta il 4 luglio 2021 e composta da 155 persone (la metà delle quali donne), ci è voluto un anno.
Ha accolto diverse proposte civiche e coinvolto oltre 500 mila cileni: per questo, la stampa ha definito la nuova Costituzione “popolare”.
Il documento consisteva in 178 pagine, 338 articoli e 54 norme transitorie.
La nuova Costituzione, tra le altre cose, avrebbe sancito:
- il riconoscimento dei popoli indigeni (18 milioni di persone, il 13% dei cileni);
- il rafforzamento dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici;
- la garanzia del diritto di sciopero;
- il riconoscimento del diritto universale all’acqua (non privatizzandola);
- il riconoscimento del diritto della natura a essere protetta e rispettata;
- la parità di genere nelle istituzioni pubbliche e private;
- il riconoscimento del diritto all’aborto;
- l’abolizione della disparità salariale.
Perché è stato proposto il referendum: come sono nate le proteste
La richiesta della nuova Costituzione risale all’ottobre 2019, mese in cui ci sono state diverse proteste in seguito all’aumento del prezzo del biglietto della metropolitana della capitale Santiago.
Le manifestazioni si sono allargate ad altri settori e temi, facendo soprattutto leva sulle disuguaglianze economiche e sociali presenti nel Paese.
Così, si è richiesta una nuova Costituzione: i manifestanti hanno infatti sostenuto che quella del 1980, scritta dal regime militare autoritario del dittatore Augusto Pinochet, avesse contribuito a mantenere le profonde disuguaglianze.
Le proteste sono state represse violentemente con la forza, causando decine di morti e migliaia di feriti.
Nell’ottobre 2020, il Governo è stato costretto a organizzare un referendum, su richiesta del 78,12% dei cileni.
I dati del referendum: bocciato dal 62%
Quindi, l’epilogo inatteso.
In base allo scrutinio, il 62% dei cileni ha bocciato il referendum, quindi la nuova Costituzione: solo 4.256.165 (38%) votanti hanno chiesto di cambiarla, contro i 6.944.426 che hanno rifiutato.
Il presidente del Cile, Gabriele Boric (tra l’altro il più giovane mai eletto), ha inviato una lettera ai leader di tutti i partiti per “creare uno spazio di dialogo trasversale” e definire in tempi brevissimi come portare avanti il processo costituente.
Secondo gli analisti, infatti, non può essere trascurata la volontà degli elettori che nel 2020 hanno chiesto a gran voce la Costituzione: è probabile che sia necessario un accordo politico per definire le modalità di un nuovo organo costituente.