Governo prepara la legge che vieterà ai minori i siti pornografici: il piano per attuarla concretamente
Il governo al lavoro su una legge stringente che vieti ai minori di accedere ai siti a luci rosse
Il governo e la maggioranza si muovono per confezionare una legge, tramite decreto o ddl, che vieti agli under 18 di accedere ai siti di pornografia.
- Materiale pornografico visionato da un minorenne su due
- Il piano della ministra Eugenia Roccella
- L'ipotesi di ricorrere a "terze parti fidate"
- Roccella: "Al lavoro sul blocco dei siti"
Materiale pornografico visionato da un minorenne su due
Dati alla mano, un minore su due, in età adolescenziale o pre-adolescenziale, cerca, conosce e guarda i porno. Sempre secondo i report, anni fa, quando la pornografia iniziò a prendere piede online, l’età dei primi spettatori si fermava tra i 14 e i 17 anni, ora è scesa tra gli 8 e gli 11. Non a caso è scesa anche l’età in cui si entra in possesso di un telefonino. Naturalmente la legge già prevede il divieto agli under 18 di guardare materia pornografico. Il punto è che al momento non ci sono strumenti adatti per far sì che le regole siano rispettate.
Il piano della ministra Eugenia Roccella
Il piano della ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, è quello di ricorrere a un blocco informatico per i minorenni. “Non una censura, ma una tutela dei minori”, ha spiegato la ministra che vorrebbe risolvere la questione in tempi rapidi con una legge ad hoc, che si spera sia utile ad arginare i casi come gli stupri di Caivano e Palermo.
Non sarà facile ottenere un risultato soddisfacente. La stretta del governo prevede infatti il coinvolgimento solo dei siti a luci rosse. Uno stop che sarebbe parziale in quanto non sarebbero contemplate le chat e i social, da cui i minori spesso attingono video e foto.
Quindi? Roccella, come anche indicato dal Garante per la privacy, ha in mente il seguente piano: “La certificazione dell’età tramite terzi”. Attualmente sulle piattaforme compare solo una domanda: sei maggiorenne? Scatto lo stop al materiale pornografico se il minore dice la verità, cliccando su “no”. Ma l’ostacolo è facilmente superabile, digitando “sì”, visto che nessuno effettivamente controlla l’età.
“L’autocertificazione serve — ha proseguito Roccella, come riferisce La Repubblica —. Bisogna affidarsi a criteri oggettivi. Dobbiamo rendere i siti responsabili della certificazione dell’età ma senza affidare loro i dati degli utenti. Ci serviremo di servizi terzi che dovranno monitorare l’applicazione della legge”.
L’ipotesi di ricorrere a “terze parti fidate”
Sul tema si è pronunciato anche Guido Scorza, componente dell’Autorità garante per la tutela dei dati personali: “Le piattaforme di materiale pornografico si dovranno affidare a pagamento a “terze parti fidate”, ovvero app specializzate solo ed esclusivamente nell’accertamento dell’età degli utenti”.
“Attraverso documenti, intelligenza artificiale o questionari, queste app sono in grado di stabilire se chi vuole accedere a un video porno è maggiorenne o minorenne, concedendo dunque o meno il via libera senza fornire altri dati”, ha aggiunto Guido Scorza.
Le vie alternative non mancano, come quelle di organizzare l’entrata o meno in un sito tramite lo spid, la carta di identità digitale o l’inserimento direttamente nella piattaforma di un documento.
Tale strada però nasconde insidie di non poco conto: si teme di mettere in mano ai gestori delle piattaforme una miriade di informazioni riservate.
Roccella: “Al lavoro sul blocco dei siti”
Anche il parental control, che sarà migliorato da metà novembre come prescritto dall’Agcom, è facilmente aggirabile perché pure in tale frangente lo si può bypassare con una autodichiarazione.
“Non basta — ha sottolineato Roccella — Le famiglie lo conoscono poco e non lo usano. Da un lato dobbiamo cercare di renderlo scontato, come i seggiolini con l’allarme incorporato nelle auto. Dall’altro dobbiamo lavorare sul blocco dei siti”.