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Giornata nazionale contro la leucemia: a che punto sono ricerca e cure 

Il 21 giugno è la giornata nazionale contro la leucemia: un’occasione importante per fare il punto sui “tumori del sangue” con l'esperto Fabio Ciceri

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

La giornata coincide con il solstizio d’estate e permette di capire a che punto sono arrivate terapia e ricerca sulle leucemie, che rappresentano un gruppo composito di tumori. Come ricorda il Registro nazionale dei Tumori, le forme più frequenti sono la linfatica cronica (33,5% del totale delle leucemie), la mieloide acuta (26,4%), la mieloide cronica (14,1%) e la linfatica acuta (9,5%).

Secondo i dati più recenti sono quasi 8 mila i nuovi casi diagnosticati in un anno in Italia. Nonostante l’incidenza delle leucemie sia in crescita, la mortalità è in diminuzione: questa tendenza suggerisce che ci sia un costante miglioramento delle terapie, che sono sempre più integrate, ma soprattutto mirate e studiate nella sequenza con la quale sono somministrate, per migliorarne gli effetti, come spiega nell’intervista a Virgilio Notizie il professor Fabio Ciceri, primario di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo all’IRCCS Ospedale San Raffaele e presidente GITMO, il Gruppo Italiano per il Trapianto del Midollo Osseo, cellule staminali emopoietiche e terapia cellulare.

Cos’è la leucemia, nota genericamente come “tumore del sangue” e quante forme ne esistono

Le leucemie sono tumori delle cellule staminali, dalle quali hanno origine le cellule del sangue. Come ricorda l’AIRC, l’Associazione italiana per la Ricerca sul Cancro, “nelle persone colpite da leucemia vi è una proliferazione incontrollata di queste cellule staminali, dette cellule leucemiche o blasti, che interferisce con la crescita e lo sviluppo delle normali cellule del sangue”. Per questo le leucemie sono genericamente detti “tumori del sangue”. Ma quante forme ne esistono?  “La distinzione fondamentale all’interno delle malattie leucemiche è tra forme acute e croniche. Le più gravi sono quelle acute, alle quali ci si riferisce generalmente quando si parla di leucemie. A loro volta si distinguono in due tipi: quella linfatica e quella mieloide, che sono presenti anche nelle forme croniche, che sono malattie a progressione molto più lenta e indolente, a volte diagnosticate in modo occasionale perché quasi prive di sintomi. La giornata del 21 giugno è riferita soprattutto alle leucemie acute” spiega il professor Ciceri.

Chi sono i soggetti più colpiti e qual è l’età di insorgenza

In Italia, secondo le stime più aggiornate, mediamente vengono diagnosticati 17,5 casi di leucemia ogni 100.000 maschi e 10,5 ogni 100.000 femmine: significa che si contano circa 4.700 nuovi casi ogni anno tra gli uomini e circa 3.200 tra le donne. “Alcune forme hanno una prevalenza maschile, ma il genere non è il vero tratto distintivo della malattia, che invece a livello epidemiologico si differenzia soprattutto in base all’età. Le leucemie linfatiche acute, infatti, sono presenti soprattutto in età pediatrica e poi in età adulta avanzata: questi, dunque, sono i due picchi di maggiore incidenza. L’altra forma acuta, la mieloide, è invece molto rara nell’età pediatrica: cresce in modo lineare e lento, per diventare esponenziale dopo i 55/60 anni, quindi è a larghissima prevalenza nell’adulto anziano – chiarisce l’esperto ematologo – Quanto alle forme croniche, anche la linfatica ha una progressione molto lenta che in genere richiede criteri di trattamento solo molto avanti nel tempo, anni dopo la diagnosi che spesso è occasionale: ci si accorge spesso dagli esami del sangue, ma può quasi essere asintomatica”.

Sintomi e diagnosi delle leucemie: come si individua la malattia

I sintomi, dunque, possono comparire in modo evidente e avere una evoluzione negativa in tempi molto rapidi nelle forme acute. “I più diffuso hanno a che fare con la carenza di globuli rossi, quindi di una condizione di anemia importante: si tratta soprattutto di stanchezza, tachicardia, sudorazione, pallore; nel caso di carenza di piastrine possono esserci emorragie lievi del cavo orale o del tratto gastroenterico, o macchie sulla pelle oppure anche più profonde, come al cervello o ancora a livello gastrointestinale, che sono le forme più temibili. Un terzo ambito di sintomi riguarda, infine, la crescita di globuli bianchi: sono segnali più generici come una febbre continua ma ben tollerata, stanchezza o altri sintomi paragonabili a una brutta sindrome influenzale. Se cresce troppo il numero di globuli bianchi, però, possono esserci conseguenze più gravi come difficoltà a livello circolatorio, perché finiscono ‘tappare’ i capillari”, chiarisce Ciceri.

Le cause di insorgenza: “Una serie di errori nella duplicazione delle cellule”

Se per alcune forme oncologiche è stata individuata una certa predisposizione genetica, con familiarità, il meccanismo che sta alla base delle leucemie ha un’altra natura: “Le cellule del midollo vivono duplicandosi e moltiplicandosi costantemente: è come una fabbrica che lavora giorno e notte per produrre nuovi globuli bianchi, rossi e piastrine che vanno a sostituire quelli che muoiono in modo naturale. Ma nel processo di proliferazione cellulare possono verificarsi alcuni errori: quando questi sono microscopici, in genere non ci sono conseguenze; se invece si avviene una somma di errori, in modo occasionale, ecco che si raggiunge una soglia di criticità e la cellula leucemica in questione si trasforma in un tumore: perde la capacità di morire e, al contrario, prolifera duplicando se stessa. È così che lentamente nel midollo aumentano le cellule malate e l’organo non riesce più a produrne di sane” spiega l’ematologo, che aggiunge: “Abbiamo visto che questo processo può avvenire anche in età molto precoce”.

Quali sono le terapie “classiche” e le più innovative: i risultati incoraggianti delle cellule “Car T”

Oggi le leucemie (tra i pazienti più noti, l’allenatore Sinisa Mihajlovic) sono curate con terapie sempre più integrate tra loro, che comprendono la chemioterapia, i trapianti di midollo, ma anche le cellule Cart T: “Nel corso degli ultimi anni c’è stato un costante e progressivo miglioramento nella prognosi, per almeno due motivi: intanto conosciamo meglio i fattori alla base di queste malattie, in particolare le mutazioni genetiche associate alle forme più aggressive, e quindi possiamo procedere a trapianto nelle fasi precoci, quando il paziente è meno compromesso, ha subito meno terapie e si possono ottenere risultati migliori. Oggi, inoltre, abbiamo a disposizione farmaci nuovi che si aggiungono alla chemioterapia, come le cellule Car T” spiega Ciceri, che è anche autore del libro, insieme a Paola Arosio, Come combatteremo il cancro. La sfida dell’immunoterapie e delle Car T. Si basa sull’impiego del linfocita T (una cellula-chiave del sistema immunitario) e del Car (un recettore artificiale) che, combinati insieme, sono in grado di annientare le cellule malate. “Le leucemie – conferma Ciceri – sono proprio il primo tumore curato con questo strumento terapeutico”, che è disponibile in Italia dal 2019.

L’importanza della sequenza delle terapie, della ricerca e del sostegno AIL

“Ma soprattutto, oggi abbiamo imparato a combinare meglio la sequenza delle terapie: l’ordine con cui sono somministrare può fare la differenza nell’efficacia” aggiunge l’esperto del San Raffaele, che sottolinea: “La ricerca è fondamentale e al momento conta su tre pilastri, due dei quali sono rappresentati da altrettanti network di studio: si tratta dell’AIEOP, l’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica, e della GIMEMA, il Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto. Il terzo è rappresentato dall’AIL, l’Associazione Italiana Leucemie, senza i cui volontari e servizi molte terapie non si potrebbero offrire, perché sono molto onerose e impegnative anche dal punto di vista logistico per pazienti e famiglie.

Fonte foto: 123RF

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