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Festa del sacrificio, che cosa celebrano i musulmani e perché si sgozzano gli agnelli

Milioni di islamici in tutto il mondo ricordano uno degli episodi cruciali della propria storia durante la tradizionale "Festa del Sacrificio"

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Federico Casanova

GIORNALISTA

Giornalista professionista, esperto di politica, economia e cronaca giudiziaria. Collabora con importanti realtà editoriali e testate giornalistiche. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia. Ha svolto il ruolo di ufficio stampa per diverse campagne elettorali locali e nazionali.

In queste ore milioni di mussulmani in tutto il mondo stanno celebrando la tradizionale “Festa del sacrificio“, una delle ricorrenze più sentite dell’intero calendario islamico. Nota anche come “Eid al-Adha” (che in lingua araba significa “giorno in cui è stato sconfitto il male”), la commemorazione di oggi è stata istituita per ricordare uno dei passaggi ritenuti cruciali all’interno della storia del popolo di Allah.

Festa del sacrificio, cosa significa per il mondo arabo e da cosa prende il nome

L’episodio da cui trae ispirazione la “Festa del sacrificio” risale ad oltre 4mila anni fa ed è narrato nel libro della Genesi, il primo con cui inizia l’Antico Testamento contenuto nella Bibbia. Si tratta della prova di fede imposta da Dio ad Abramo – capostipite della sua dinastia e patriarca delle tre grandi religioni monoteiste – con la richiesta di sacrificare il proprio figlio Isacco (chiamato Ismaele nel Corano), immolandolo su monte Moriah come segno inequivocabile della sua fedeltà al Creatore.

Vissuta dalle famiglie islamiche come un momento di grande solennità e spiritualità, durante la “Eid al-Adha” si svolgono celebrazioni e rituali in tutto il mondo: il gesto che ricorre più di frequente tra i fedeli mussulmani è quello di sgozzare un agnello e porgerlo all’attenzione della divinità. Il sacrificio ricorda quello compiuto dallo stesso Abramo che, pochi attimi prima di accoltellare il proprio figlio, venne fermato da Dio, il quale gli diede la propria benedizione e lo invitò ad immolare un montone al posto di Isacco.

Gesti e rituali con cui il mondo islamico celebra la Festa del Sacrificio

Ma non si tratta dell’unico rituale compiuto tra i fedeli. Ad esempio nella valle di Mina, nei pressi della Mecca in Arabia Saudita, i pellegrini eseguono la rituale “lapidazione del diavolo“, che consiste in un lancio di pietre contro una parete a simboleggiare l’affermazione della propria fede.

Anche a Gerusalemme, altra città santa dell’Islam, la festa è molto sentita: fin dalle prime ore dell’alba, migliaia di fedeli si sono riuniti per pregare nella Moschea di Al Aqsa e celebrare così quelli che i musulmani definiscono “i giorni della gioia“. Un’altra culla della religione mussulmana è l’Indonesia (oltre 200 milioni di fedeli), che però quest’anno deve fare i conti con un focolaio di afta epizootica, malattia virale altamente contagiosa, che ha colpito le mandrie di bovini nel Paese.

Fonte foto: Ansa

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