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Evergrande torna alla Borsa di Hong Kong e crolla subito: -87,88% alla prima dopo la bancarotta del colosso

Il colosso cinese dell'immobiliare Evergrande, dopo la recente bancarotta, è tornato in borsa con un tonfo del -87%: va meglio alle auto elettriche

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Cristiano Bolla

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cinema, televisione, nuovi media e spettacolo, scrive anche di cronaca e attualità. Laureato in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo con Master in Drammaturgia e Sceneggiatura, ha lavorato per diverse produzioni prima di muovere i primi passi nelle redazioni di testate giornalistiche di Torino e Milano. Attualmente collabora anche con importanti riviste di settore.

Evergrande è ancora al centro delle attenzioni del mercato mondiale: dopo la recente dichiarazione di bancarotta, il colosso cinese dell’immobiliare è tornato in Borsa a Hong Kong con un sonoro tonfo. Vanno meglio altri settori del gruppo, la cui caduta preoccupa tutti i mercati.

Crollo nelle prime battute, vanno meglio le elettriche

Stando a quanto riportato nelle ultime ore, al suo ritorno alle quotazioni dopo la sospensione di 17 mesi Evergrande è crollata: -87,88% per il gruppo alle prime battute, le cui azioni sono quindi scivolate a 0,20 dollari di Hong Kong.

Va meglio ad altre controllate dal gigante asiatico: quella attiva nel settore auto elettrice, Evergrande Nev, è salita del 3,10%, mentre la controllata operativa nella gestione dei servizi immobiliari, Evergrande Services, ha guadagnato il 5,8%.

Quotata nella borsa di Hong Kong, Evergrande nel 2020 aveva un fatturato da 65,42 miliardi di euro

Il gruppo è potuto tornare alle negoziazioni dopo aver rispettato le linee guida stabilite dalla Borsa stessa, compresa la pubblicazione (tardiva) dei risultati finanziari. La speranza di Evergrande è tutta legata al successo del piano di ristrutturazione del debito offshore e ai negoziati con i finanziatori.

Evergrande ha dichiarato bancarotta a New York

Il gruppo immobiliare cinese ha conquistato le prime pagine dei quotidiani finanziari e non solo il 18 agosto 2023, quando è emersa la notizia che il giorno prima Evergrande aveva dichiarato bancarotta a New York.

Travolta da un passivo superiore a 300 miliardi di dollari e nonostante nella prima metà di quest’anno abbia dimezzato il rosso rispetto a un anno fa (33 miliardi di yuan contro i 66,4 del 2022), ha invocato presso il tribunale fallimentare il capitolo 15 del codice fallimentare statunitense per la protezione dai creditori.

È stato l’ultimo atto di una crisi che va avanti da tempo. Nel 2021 i pagamenti sul proprio debito hanno dato il via alla crisi del mercato immobiliare cinese e portato al default uno dei suoi principali produttori (che tuttavia ha sede legale alle Isole Cayman).

Di cosa si occupa il gigante cinese che spaventa il mercato

Secondo più grande per volume di vendite in Cina, Evergrande Group è stato fondato nel 1996 da Hui Ka Yan e nel 2018 è diventato il gruppo immobiliare di maggior valore al mondo. Nel corso degli anni ha portato avanti una vasta campagna di espansione.

Ha acquistato la squadra di calcio Guangzhou Evergrande, allenata da Marcello Lippi e Fabio Cannavaro negli ultimi anni, quindi si è allargata nel settore dell’acqua minerale, pannelli solari, allevamento di maiali, latte artificiale e agro-industria.

Poi, l’inizio del crollo: nel 2021 ha fronteggiato diverse cause intentate da appaltatori, sono emersi gli oltre 300 miliardi di passività e il debito da 100 miliardi di dollari. La crisi, considerata un riflesso di quella interna cinese dovuta ad un’economia in rallentamento, fa tremare anche i mercati statunitensi e occidentali.

Fonte foto: ANSA

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