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Due morti per influenza suina H1N1 a Vicenza nello stesso ospedale: altri 4 casi, preoccupazione del primario

All'ospedale San Bortolo di Vicenza si contano due morti nel giro di poche ore a causa dell'influenza suina H1N1, con altri 4 pazienti gravi

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

Sono due i pazienti morti in poche ore a causa dell’influenza suina H1N1 presso l’ospedale San Bortolo di Vicenza. Dopo la prima vittima registrata domenica 7 gennaio, lunedì mattina è stato confermato il secondo decesso, entrambi pazienti con patologie pregresse. Attualmente, ci sono altri altri 4 pazienti in gravi condizioni nel reparto di rianimazione, tutti in pericolo di vita. La situazione è vissuta con preoccupazione anche dal dottor Vinicio Danzi, primario della terapia intensiva, che ha sottolineato l’eccezionale numero di casi e l’importanza della vaccinazione antinfluenzale per mettersi al riparo dal virus.

Influenza suina H1N1, due morti in ospedale a Vicenza

Entrambe le vittime della H1N1 non erano state vaccinate contro le sindromi influenzali. Il primo decesso per l’influenza suina al San Bortolo è quello di un uomo di 55 anni, affetto da gravi patologie, deceduto domenica 7 gennaio. Lunedì 8 gennaio, al mattino, la conferma della seconda vittima: si tratta di un uomo di 47 anni con disturbi pregressi.

La situazione attuale presenta altri quattro pazienti ricoverati nel reparto di rianimazione, che rischiano tutti la vita. La persona più grave è una donna sottoposta a circolazione extracorporea, una procedura che prevede il prelievo, la filtrazione e l’ossigenazione del sangue per poi reinserirlo nel corpo.


Il primario della terapia intensiva del San Bortolo di Vicenza ha ribadito l’importanza del vaccino antinfluenzale, che copre anche il virus H1N1

I pazienti tutti nella stessa area

Un elemento chiave, capace di descrivere la situazione legata all’afflusso di pazienti con influenza suina presso la struttura ospedaliera vicentina, è rappresentato dal fatto che tutti quelli in condizioni più gravi sono residenti in un’area fortemente circoscritta.

Le persone ricoverate nella terapia intensiva del San Bortolo, infatti, tutte di età compresa fra i 50 e i 70 anni, vivono principalmente a Vicenza e nell’area occidentale di Arzignano.

La preoccupazione del primario

Vinicio Danzi, primario della terapia intensiva al San Bortolo, ha espresso profonda preoccupazione, parlando di situazione complessa e impegnativa. “Personalmente è la prima volta che vedo arrivare così tanti casi critici di A/H1N1 in rianimazione” ha spiegato.

Per fronteggiare il virus, sostiene il medico, l’atteggiamento migliore è quello preventivo, attraverso la vaccinazione: “L’unico modo per sconfiggere questa infezione virale è vaccinarsi, basta essere vaccinati per l’influenza, un siero che copre anche la variante suina”.

Cos’è l’influenza suina

Il virus H1N1, responsabile della cosiddetta influenza suina, è per certi versi simile al Covid-19, per il fatto che può provocare una polmonite interstiziale in grado di causare insufficienza respiratoria anche grave, con esiti mortali.

Nel frattempo la Regione Veneto è intervenuta con una nota ufficiale, nell’ottica di chiarire ai cittadini preoccupati che la situazione dei contagi è in linea con quanto avvenuto in passato. “L’influenza di questa stagione è caratterizzata dalla circolazione del virus H1N1 pdm09 (Pandemic disease Mexico 2009): si tratta del virus influenzale che circola in modo diffuso in tutte le stagioni influenzali dal 2009” si legge nel comunicato.

Nel ricordare che il vaccino antinfluenzale copre anche questa patologia, la Regione ha ribadito che “ogni anno i virus respiratori determinano un aumento dei ricoveri e della mortalità nel periodo di circolazione; allo stato attuale è in linea con le stagioni influenzali del periodo pre pandemico. Rimane in ogni caso importante la sorveglianza attraverso i medici di medicina generale e pediatri e la sorveglianza ospedaliera”.

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