Governo Draghi, partiti divisi o in attesa. Cosa succede ora
Dopo l'incarico Mario Draghi cerca la maggioranza: divise le forze in Parlamento
Dopo anni durante i quali quasi tutti i partiti, a turno, lo hanno tirato per la giacchetta, l’ex presidente della Banca Centrale Europea (Bce) Mario Draghi risponde ai richiami della politica.
Mercoledì ha accettato l’incarico con riserva per la formazione di un nuovo governo. Dopo l’incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durato un’ora a partire da mezzogiorno, il candidato in pectore si è presentato ai giornalisti parlando di pandemia, vaccini e un Paese da rilanciare. Ma anche di giovani e coesione sociale.
Ha poi ribadito la centralità della politica: “Con grande rispetto – ha detto all’incontro con la stampa – mi rivolgerò al Parlamento, espressione della sovranità popolare. Sono fiducioso che dal confronto con i partiti, con i gruppi parlamentari e le forze sociali emerga unità e capacità di dare una risposta responsabile”.
Governo Draghi, chi è d’accordo e chi no
Ma cosa pensano i partiti di un esecutivo Draghi? D’altra parte è stata Italia Viva a staccare la spina a Conte, il politico più apprezzato dai cittadini in questo momento storico. In quanto a sondaggi, neanche il governatore ora in pensione vola basso, ma la centralità dei gruppi rispetto alle sorti della legislatura è ormai chiara anche a chi non conosce la Costituzione a menadito.
Riuscirà Super Mario (questo il soprannome che si è guadagnato da banchiere durante la guida dell’istituzione europea) dove altri, non ultimo il presidente della Camera incaricato Roberto Fico, hanno fallito? Tutto dipende dai partiti.
Premesso che il momento tra i più difficili della Storia contemporanea, ecco le posizioni dei principali leader rispetto alla possibilità di un governo tecnico, cioè presieduto dall’attuale incaricato insieme a una squadra di esperti (si parla di Ilaria Capua, apprezzatissima virologa, e Marta Cartabia, prima presidente donna della Consulta) in grado di ricevere la fiducia della maggioranza del Parlamento.
Il Movimento 5 Stelle spaccato su Mario Draghi: “Non lo voteremo”, “bisogna pensare al Paese”
Il partito più votato dagli italiani alle ultime elezioni ha naturalmente un ruolo fondamentale nello stabilire le sorti dell’esecutivo che succederà al Conte-bis, ammesso e non concesso che i cittadini non siano chiamati alle urne.
Con 191 seggi alla Camera e 92 al Senato, i pentastellati appaiono divisi sul nome di Mario Draghi. Nel fronte intransigente si annoverano il leader extraparlamentare Alessandro Di Battista e alcuni deputati e senatori di peso come la romana Paola Taverna. Di “larga indisponibilità” e di “ritorno a un’alternativa politica” ha parlato il sottosegretario al ministero dell’Interno Carlo Sibilia, mentre una posizione di chiusura si registra anche da parte dell’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.
Tra i dialoganti si contano invece il deputato Giorgio Trizzino, l’ex ministra della Salute Giulia Grillo e Dalila Nesci del think tank “Parole Guerriere”. Il fondatore Beppe Grillo ha ribadito il suo appoggio a Giuseppe Conte e Luigi Di Maio ha spiegato che “le regole della democrazia sono molto chiare”, serve un governo politico e non tecnico.
Al fine di un riavvicinamento, l’attuale reggente Vito Crimi ha ipotizzato un voto degli iscritti su Rousseau.
Da Italia Viva la voce di Matteo Renzi: “Draghi va sostenuto”
È stata una delle sue carte dall’inizio di questa crisi, ed è per questo che l’appoggio del leader di Italia Viva Matteo Renzi a Mario Draghi è dato per scontato. Già prima che si aprissero le porte del Quirinale, il senatore di Firenze twittava: “Tutte le persone di buona volontà devono accogliere l’appello del Presidente Mattarella e sostenere il governo di Mario Draghi”.
Il Pd: “Con Draghi fase nuova”. E chiede un incontro agli alleati
Le parole arrivano per bocca del segretario Nicola Zingaretti e sembrano chiamare in causa proprio chi ha acceso la miccia di questa crisi. L’atteggiamento dialogante è opposto alle fughe in avanti e ai muri che negli ultimi giorni hanno rappresentato il fulcro dell’azione politica dell’ex sindaco toscano.
“Con Draghi inizia una fase nuova – sottolinea il leader dem – siamo pronti a contribuire con le nostre idee a questa sfida. Chiedo un incontro con M5S e Leu“. È poi il vicesegretario Andrea Orlando a sottolineare con l’oggettività della matematica che “in Senato pesiamo per l’11%, il Pd dovrà ragionare su cosa fare anche in relazione a cosa faranno gli altri”. Per il momento, Leu non ha espresso una posizione.
Nel centrodestra Forza Italia attendista, Salvini e Meloni per il voto
La domanda è se il centrodestra si presenterà unito fino alla fine. Da Forza Italia non è arrivata nessuna dichiarazione, se non un laconico “sentiamo cosa ha da dirci” di Berlusconi. Si definisce “realista” il leader della Lega Matteo Salvini, che in mattinata sul “Corriere della Sera” sventolava l’ipotesi di un governo tecnico che portasse a elezioni in primavera: “Il problema non è il nome della persona”, aveva detto l’ex ministro dell’Interno.
Nel pomeriggio aggiusta lievemente il tiro: “Quando Draghi ci incontrerà, andremo a capire, proporre e valutare”, dichiara dopo un incontro con gli alleati, in cui avrebbe ribadito però che la via maestra è il voto.
Non si sbilancia, almeno ufficialmente, Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, nonostante alcuni retroscena diano l’ex di Alleanza Nazionale vicina al partito del voto. “All’appello del presidente rispondiamo che, in ogni caso, anche dall’opposizione ci sarà sempre la disponibilità di FdI a lavorare per il bene della nazione”, ha detto.
L’attenzione sulle prossime mosse dei principali azionisti del centrodestra è alta. Perché un via libera alla fiducia da parte di Silvio Berlusconi, o di Matteo Salvini e Forza Italia insieme potrebbe significare un’ulteriore spaccatura in un’area che in passato ha avuto più di una difficoltà a sintetizzare gli orientamenti sovranisti ed europeisti, entrambi rappresentati al suo interno. Proprio in una chiave di mediazione, secondo “La Repubblica” Meloni avrebbe proposto l’astensione.
Vale la pena inoltre ricordare che fu proprio Silvio Berlusconi a volere Mario Draghi alla guida della Bce. Tra i due inoltre ci sarebbe un rapporto cordiale e proprio l’ex Cavaliere ha evocato in passato il nome del banchiere in quanto utile risorsa per il Paese.
Cosa farà ora Draghi
Congedatosi dal presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi ha ascoltato il premier dimissionario Giuseppe Conte e i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Casellati.
I passi successivi prevedono incontri allargati agli esponenti di spicco dei partiti in Parlamento e a qualunque altra personalità Mario Draghi ritenga essere utile ascoltare per un parere.
In caso di esito positivo delle consultazioni, l’ex governatore salirà al Quirinale per presentare a Mattarella la lista dei ministri, che giureranno nelle mani della seconda carica dello Stato entrando in possesso delle proprie funzioni da esercitare secondo amministrazione ordinaria e non straordinaria.
Quindi seguiranno i discorsi del nuovo esecutivo alla Camera e al Senato. Il dibattito si concluderà con la votazione di una mozione di fiducia.
È chiaro che Mario Draghi debba fare presto e bene, data la contingenza tutt’altro che favorevole all’immobilismo. Ma è pur vero che la fiducia parlamentare sembra per adesso una questione lontana. Più urgente è il lavoro di mediazione da portare avanti con i partiti.