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Covid, una nuova categoria di contagiati: i resistenti. Chi sono

Dopo gli asintomatici e chi ha sintomi di diverso grado, spunta una nuova categoria di persone: i resistenti. L'ipotesi del genetista Novelli

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Con l’aumentare dei casi di coronavirus accertati, sono molte le persone in Italia che sanno di aver avuto contatti stretti con loro e tuttavia non hanno contratto la Covid-19. Per questo Giuseppe Novelli, uno dei più noti genetisti italiani e professore di genetica medica dell’Università di Tor Vergata, ha deciso di parlare di chi resiste al contagio in un’intervista su Repubblica. La teoria dell’esperto è che esista una nuova categoria di contagiati: i “resistenti”.

“È difficile spiegare che due o più persone che vivono fianco a fianco non si contagino, che in un convento o in una Rsa qualcuno si infetti e il vicino di letto no – ha esordito Novelli – Una signora mi ha raccontato di aver fatto un viaggio in Spagna con una sua amica. Sono state sempre insieme, mangiando accanto e dormendo nella stessa stanza d’albergo. Ma l’amica è positiva, lei no”.

Coronavirus, le cinque categorie secondo Novelli

L’ipotesi di Novelli, che sta studiando con i colleghi del Covid Human Genetic Effort, “è che esista un gene che rende alcune persone resistenti al contagio”.

Le quattro categorie di contagiati considerate finora, secondo le parole di Novelli, erano “gli asintomatici, le persone con sintomi lievi, chi ha bisogno solo di ossigeno e chi di terapia intensiva“. Ora, se ne aggiungerebbe una quinta: “I resistenti“.

Resistenti al coronavirus: chi sono

I resistenti, secondo Giuseppe Novelli, “dovrebbero essere individui molto esposti al coronavirus, personale sanitario o parenti di positivi, ma allo stesso tempo negativi sia al tampone che al test sierologico”.

“Abbiamo al momento pochi campioni – ha aggiunto -, ma per questo tipo di studi serve una collaborazione internazionale, come quella del consorzio Covid Human Genetic Effort. Il mio collega Jean-Laurent Casanova, della Rockefeller University di New York, che è condirettore del consorzio, si è già mosso in questo senso”.

Il genetista ha precisato che si tratta “solo un’ipotesi, per il momento. È un momento di confusione per gli ospedali” perché “non è facile trovare le persone giuste da studiare e chiedergli ora di sottoporsi a un test del Dna”.

La teoria di Novelli è che esista un gene in grado di “produrre una buona quantità di interferone, che è un ingrediente importante della risposta immunitaria”.

In uno studio precedente, l’immunologo Mantovani aveva rivelato che potrebbe essere un cromosoma a rendere vulnerabili le persone.

Fonte foto: Ansa
Covid-19, il bollettino di oggi 26 maggio 2021

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