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Covid, mistero italiano: perché si continua a morire di più rispetto al resto d'Europa? Gli esperti rispondono

Perché l'Italia continua ad avere più morti per Covid rispetto al resto dell'Europa Occidentale? Le risposte dei virologi

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

L’Italia, ancora una volta, si classifica al primo posto nell’Europa occidentale per il numero di morti Covid ogni 100mila abitanti. Nell’ultima settimana i decessi sono stati 1.022, cioè 146 di media al giorno. Secondo i dati della Johns Hopkins University, oltre il 50% in più della Germania. Così, tra gli esperti, è ripresa a circolare la domanda che in molti si pongono da quando è iniziata la pandemia: perché così tante persone perdono la vita nel nostro paese a causa del virus?

Decessi Covid, i dubbi di Burioni

“O li stiamo contando male (ma pare di no), o li stiamo curando male (posso sospettarlo, ma non ho elementi concreti per dirlo), o chissà cosa altro. Certamente le autorità devono chiarire subito la situazione”. Così il virologo Roberto Burioni su Twitter. Il ‘cinguettio’ ha immediatamente riacceso i riflettori sul tema.

Matteo Villa: “Morti Covid reali hanno superato di molto le proiezioni”

Burioni non è il solo tra gli esperti ad aver sollevato dubbi. Anche Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), sempre via Twitter, ha evidenziato come le previsioni sui decessi per coronavirus siano state disattese, in negativo : “Nell’ultima settimana il numero di decessi Covid ufficiali ha di molto superato le nostre proiezioni. Prevedevamo un picco a 140 decessi al giorno. Siamo arrivati a 175. Davvero un’ondataccia”.

L’eccesso di morti osservato da Villa nasce da un modello che prevede quante persone moriranno nei 10 giorni successivi. “Si basa su un algoritmo cha ha due parametri principali: il numero dei casi e il tasso di letalità, che non è sempre fisso ma si evolve nel tempo” spiega il ricercatore al quotidiano La Repubblica. “Ed è la prima volta che le proiezioni sbagliano tanto. Da circa una settimana abbiamo tra i 30 e i 40 decessi in più rispetto alle attese”.

Covid, è sbagliato il modo di contare le vittime?

Altro tema che è riaffiorato in questi giorni è quello relativo al modo di contare le vittime. Alcuni, ad esempio Burioni, non escludono l’ipotesi che in Italia si applichi un conteggio differente rispetto ad altri paesi.

Nelle statistiche ufficiali una persona muore di coronavirus se il suo decesso è “associato al Covid”. Ma qual è la soglia per stabilire se il virus è la causa principale del decesso oppure una concausa di esso? L’ultima parola è del medico che compila il certificato della vittima.

Tuttavia, credere che all’origine dei numeri legati alle morti per coronavirus ci sia solo una questione di conteggio appare azzardato. Eurostat ha rilevato che in Italia a maggio (l’ultimo mese per cui è disponibile il calcolo) c’è stato il 5,8% di decessi in più rispetto ai tempi pre pandemici, cioè alla media dei mesi di maggio tra 2015 e 2019.

Un eccesso di morti è ravvisabile anche da giugno a oggi secondo i dati forniti dal Sistema nazionale di sorveglianza della mortalità giornaliera. “Certamente anche il caldo stia dando il suo contributo – ha spiegato Villa – visto che Covid e temperature alte colpiscono la stessa categoria: quella degli anziani fragili”.

C’è però un altro motivo che spinge a pensare che il tema delle tante morti per Covid in Italia non possa essere liquidato soltanto dicendo che ci sia una differente modalità di calcolo rispetto ad altri paesi.

Le riflessioni di Cesare Cislaghi

Cesare Cislaghi, ex presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia e professore all’università di Milano, ha spiegato che “la popolazione italiana è di 60 milioni e 1.800 cittadini muoiono ogni giorno, per qualunque causa”. La proporzione è di 3 persone ogni 100mila.

“Oggi un milione e mezzo di persone sono positive. All’interno di questo gruppo 3 persone ogni 100mila perderebbero la vita comunque, a prescindere dal Covid, a causa della mortalità generale. Sono di 45 persone al giorno. La differenza fra i 161 di ieri e 45 è la sovra-mortalità attribuibile all’epidemia”, ha aggiunto Cislaghi, come riferisce sempre La Repubblica.

Altro dato da non sottovalutare: ogni giorno i nuovi ingressi in terapia intensiva sono circa 30, che vuol dire che meno di un quinto delle persone muore in questi reparti, attaccata a un ventilatore: “Il Covid d’altra parte uccide sempre meno attraverso le polmoniti che richiedono la respirazione assistita”.

Da inizio pandemia, le vittime in Italia sono state più di 172mila. La Germania, con 83 milioni di abitanti, è a quota 145mila. “Ma il tasso di letalità è andato continuamente calando”, ha evidenziato Cislaghi. Da quando è arrivata Omicron, la curva dei decessi è più appiattita rispetto a quella dei casi. “Effetto combinato del virus meno severo e dell’immunizzazione massiccia della popolazione”, ha assicurato l’esperto.

Il tasso di letalità si può ottenere dividendo il numero dei morti per il numero dei casi di tre settimane prima (in media tra contagio e morte passano appunto tre settimane). “A Natale, prima di Omicron e della vaccinazione estesa a tutti, avevamo il 2-3 per cento. Oggi siamo al 2-2,5 per mille. La proporzione è scesa di 10 volte”, ha concluso Cislaghi.

Fonte foto: ANSA

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