Covid, l'allarme del presidente Gimbe: cosa succederà a Natale
Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha fatto la sua previsione sulle terapie intensive
In Italia preoccupa il trend in rialzo dei nuovi contagi da coronavirus ma anche il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva. Sulla questione è intervenuto, nel corso della trasmissione di La7 “Non è l’Arena”, il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta. Il medico ha presentato le proiezioni sui prossimi mesi, in particolare per la fine dell’anno.
“La cosa importante – ha detto Cartabellotta al conduttore Massimo Giletti – è fare in modo che l’epidemia non sfugga di mano sul territorio perché al di là di quelli che sono i numeri assoluti, noi stiamo vedendo a livello degli ospedali e delle terapie intensive una scaletta che sale”.
Secondo la sua previsione, basata sui dati a disposizione della Fondazione Gimbe, “se i trend dovessero mantenersi questi, che è un trend lineare e non ancora esponenziale, noi alla vigilia di Natale saremo più o meno con 10-12mila pazienti ospedalizzati e un migliaio in terapia intensiva. Di fatto sono queste le proiezioni”.
Questi numeri, ha precisato Cartabellotta, sono “assolutamente gestibili però se dovessero scoppiare focolai e sfuggire al controllo territoriale è chiaro che questi numeri potrebbero essere più alti”.
Il presidente Gimbe ha poi risposto a una domanda di Alessandro Cecchi Paone che gli ha chiesto come mai abbia ceduto la “diga che ha difeso il Sud Italia” dai nuovi contagi.
“Le Regioni del Centro Sud – ha spiegato Cartabellotta – erano protette dal blocco della mobilità” non solo proveniente dall’estero ma anche da quella “inter-regionale e per questo” prima della riapertura “la percentuale dei soggetti colpiti dal virus era bassa”.