Cos'è la triplendemia dei bambini, quali sono i sintomi e quali sono i rischi: il parere del pediatra
Cosa sappiamo sulla "triplendemia", la sovrapposizione di Covid, influenza e il virus respiratorio sinciziale che colpisce soprattutto i bambini
Dopo due anni e mezzo di pandemia Covid, quando si è tornati ormai in una condizione di quasi normalità, ecco che arriva una nuova preoccupazione, proprio nel momento di picco massimo di casi di influenza stagionale: la cosiddetta “triplandemia”, cioè la possibilità di sovrapposizione di tre epidemie. Si tratta del rischio di contagio da Sars-CoV-2 (cioè il virus responsabile proprio del Covid), del virus influenzale e del virus respiratorio sinciziale (VRS), che colpisce soprattutto i bambini.
I medici e i pediatri lanciano quindi un appello a prestare attenzione ad alcuni sintomi.
Nei ha parlato, ai microfoni di Virgilio Notizie, Fabio Midulla, direttore della Scuola di specializzazione e professore ordinario in Pediatria, responsabile della pediatria d’urgenza del Policlinico Umberto I di Roma e presidente della Società italiana per le malattie respiratorie infantili (Simri).
- Come si è arrivati a questa condizione di rischio? È anche colpa del “debito immunitario” legato all’uso prolungato delle mascherine?
- Può aver contribuito anche un calo di vaccinazioni, per esempio contro l’influenza stagionale?
- Cosa può accadere se una persona viene a contatto contemporaneamente con i tre virus?
- Chi sono i soggetti che rischiano maggiormente di essere colpiti dai tre virus contemporaneamente?
- Quali sono le cure, in caso di infezioni multiple?
- Quali sono i campanelli d’allarme che devono spingere a consultare il medico e a non limitarsi al fai-da-te?
Come si è arrivati a questa condizione di rischio? È anche colpa del “debito immunitario” legato all’uso prolungato delle mascherine?
“Esatto. Durante la pandemia Covid è accaduto che i bambini, specie i più piccoli, incontrassero i virus e in particolare il VRS, virus respiratorio sinciziale, che colpisce soprattutto nei primi anni di vita. Questo grazie all’uso delle mascherine e all’isolamento sociale, ma questo li ha anche danneggiati da un punto di vista immunologico, non stimolando l’immunità innata. Nel 2021 – continua Midualla -, in occasione del primo allentamento del lockdown, si era verificata una epidemia di virus respiratorio sinciziale, che ora si sta verificando nuovamente. Tra le altre concause c’è stato il ritorno alla frequentazione di luoghi affollati, come le scuole o altri spazi dove è possibile incontrare persone infettate. Ora stiamo assistendo a una massiccia circolazione dei virus e in particolare del VRS, complici le condizioni climatiche, con maggiore freddo e umidità”.
Può aver contribuito anche un calo di vaccinazioni, per esempio contro l’influenza stagionale?
“No, non direi, o almeno non a Roma. Ricordiamo che per i bambini è ormai disponibile la vaccinazione anti-influenzale con spray, che è adatta ai più piccoli con pochi mesi di vita e offre una copertura di 5 mesi. Chiaramente va effettuata nei tempi corretti, quindi non adesso: il periodo solitamente più indicato è quello autunnale. Comunque la causa principale del picco di circolazione dei virus adesso è proprio e soprattutto il debito immunitario: è la seconda volta che accade e in parte ce l’aspettavamo perché è accaduta la stessa cosa in Australia, nel loro inverno”, spiega l’esperto.
Cosa può accadere se una persona viene a contatto contemporaneamente con i tre virus?
“Da questo punto di vista non siamo così preoccupati, perché sappiamo che esiste un’inferenza tra un virus e l’altro. Significa che, generalmente, quando circola un virus ne circola meno un altro: è accaduto, per esempio, anche con il sinciziale e il Sars-CoV-2: quando c’era maggiormente quest’ultimo, si è registrata una minor circolazione dell’altro. È pur vero che sugli effetti della possibile doppia infezione non ci sono dati sufficienti per poter trarre conclusioni. Possiamo solo dire che non dovrebbe verificarsi un’infezione più grave, perché in genere i virus competono tra loro e può accadere che l’azione di uno possa proteggere nei confronti dell’altro e viceversa”, chiarisce Midulla.
Chi sono i soggetti che rischiano maggiormente di essere colpiti dai tre virus contemporaneamente?
“I virus respiratori, in particolare il VRS, colpiscono tutte le fasce d’età, ma con manifestazioni cliniche differenti. La fascia più a rischio è rappresentata, però, dai neonati e dai grandi anziani, quindi gli over 70. Nel bambino piccolo il virus sinciziale è causa della bronchiolite, che colpisce soprattutto sotto l’anno di età, riempie i pronto soccorso, i reparti ospedalieri e anche le terapie intensive. Ma può essere pericoloso anche in persone con più di 70 anni, specie se con comorbidità. Nei giovani può, invece, riacutizzare la bronchite asmatica”, risponde il presidente della Simri.
Quali sono le cure, in caso di infezioni multiple?
“Contro i virus purtroppo non ci sono cure specifiche, anche se per il Covid disponiamo di vaccini e anticorpi monoclonali, mentre contro l’influenza c’è un vaccino ormai sicuro e aggiornato annualmente. Per il virus respiratorio sinciziale, invece, ci sono molti studi, ma al momento anche quello per un eventuale vaccino da offrire alle mamme in gravidanza non ha ancora superato la fase clinica – spiega Midulla –. Ci auguriamo che arrivi presto l’autorizzazione da parte dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, per un monoclonale che ha ottenuto il via libera a settembre da parte dell’Ema, l’ente regolatore europeo, e che in Spagna è già entrato nel calendario vaccinale. Offre una protezione di 5 mesi ai bambini”.
Quali sono i campanelli d’allarme che devono spingere a consultare il medico e a non limitarsi al fai-da-te?
“Si tratta in tutte e tre i casi di malattie respiratorie, quindi sono in genere accompagnate da raffreddore e tosse, ma il campanello d’allarme è l’aumento della frequenza respiratoria, specie per il VRS. Quando si verifica quello che noi chiamiamo il ‘rientramento’, cioè lo sforzo respiratorio, allora è bene prestare attenzione. Ancor di più, però, occorre prestazione attenzione all’alimentazione: se questa si riduce e subentra uno stress respiratorio, allora bisogna mettersi in allarme e rivolgersi al pediatra o al medico”, conclude l’esperto.