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Influenza pronta a colpire tra Natale e Capodanno: quando è previsto il picco e come evitare il contagio

Tra Natale e Capodanno occhio all'influenza, pronta a colpire e a circolare: fari sulla variante australiana, quali sono i sintomi, come proteggersi

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Con l’arrivo delle festività natalizie è anche tempo di raffreddori e influenza. Gli esperti, nelle scorse settimane, hanno messo in guardia sul rischio di rovinarsi Natale e Capodanno a causa dei cosiddetti malanni di stagione. Se finora si sono limitati i danni della variante australiana dell’influenza, circolata in modo contenuto, è proprio con l’inizio del nuovo anno che è previsto il picco. Quali sono i sintomi e come evitare il contagio: i consigli di Paolo Bonanni, professore ordinario di Igiene presso l’Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Scienze della Salute.

L’influenza australiana sta per colpire

Secondo alcuni virologi, finora a prevalere è stata soprattutto la variante A/H1N1, cioè la mutazione che buona parte della popolazione conosce già, perché già presente lo scorso inverno.

I casi di A/H3N2, ossia l’australiana, sono invece ancora non numerosi, ma destinati a crescere nelle prossime settimane, per raggiungere la maggiore diffusione a gennaio.

influenza picco sintomiFonte foto: iStock

A contribuire sono state anche le temperature che, come ricordato anche dal virologo Fabrizio Pregliasco, non sono state caratterizzate da “un freddo intenso prolungato”.

I sintomi dell’influenza australiana a cui prestare attenzione

La versione australiana si è presenta finora con sintomi classici:

  • febbre alta
  • sensazione di malessere generale
  • mal di gola
  • tosse secca
  • può essere accompagnata anche da bronchiti
  • solo in casi rari esiste il rischio di complicanze, come meningiti ed encefaliti perché, proprio la variante H3N2 può causare problemi di natura neurologica.

Particolarmente a rischio sono, come sempre, i fragili, come anziani, immunodepressi, ma anche bambini, che finora sono stati più interessati da sintomatologie di tipo gastro-intestinali (nausea, vomito, mal di pancia e diarrea).

Non sottovalutare i rischi

Le cure, come sempre, sono sintomatiche, quindi con antipiretici e riposo.

In genere l’influenza, che non richiede il ricorso agli antibiotici, regredisce in 3 o 4 giorni, mentre raramente i sintomi persistono oltre una settimana.

La malattia non va comunque sottovalutata, nascondendone i sintomi con i farmaci da banco, perché rimane potenzialmente molto aggressiva.

In Australia e nei Paesi dell’emisfero australe, lo scorso inverno (che corrisponde alla primavera dell’emisfero boreale) si sono registrati 15 milioni di casi, talvolta anche gravi.

L’intervista a Paolo Bonanni

La stagione invernale vera e propria sta per iniziare e con essa arriva anche l’influenza, con un maggior numero di casi. Com’è stato finora l’andamento dei contagi?

“Finora la tendenza è in linea con quanto registrato gli anni scorsi, dobbiamo ricordarci che fare previsioni facilmente rispettabili quando si parla di influenza è molto difficile. Non ci sono elementi di certezza per stabilire se sarà più o meno aggressiva, quando si è a inizio stagione, perché sono molti gli elementi che possono influenzarne l’andamento. Quello che possiamo affermare oggi è che le ultime due stagioni sono state molto pesanti, in particolare l’ultima, mentre quella attuale al momento sembrerebbe avere una curva più bassa”.

Il picco generalmente arriva a fine gennaio. Quali sono i fattori che possono incidere e cosa potrebbe cambiare rispetto allo scorso anno?

“Le ultime due stagioni sono state particolarmente pesanti sia per le caratteristiche del virus che ha causato l’influenza, sia per il debito immunologico accumulato nei due anni di pandemia Covid, con il lockdown e il ricorso alle mascherine. Avendo avuto molte persone che non si erano infettate, il numero di cosiddetti ‘suscettibili’ è poi aumentato nel momento in cui c’è stato il ritorno alla normalità e alla circolazione, sia delle persone che dei virus. La conseguenza è stata una crescita di casi, anche per patologie legate ad altri virus, come pneumococco, pertosse e tutti quelli di tipo respiratorio in generale, come il sinciziale”.

Cosa determina l’aumento dei casi, annualmente: le temperature, l’aggressività del virus, ecc.?

“Non tutte le stagioni sono uguali perché non tutti gli anni circolano gli stessi virus, che possono avere una differente capacità di ‘far danni’. Ricordiamo che l’influenza non è mai una malattia banale e a determinare il numero di casi che portano a ospedalizzazioni e morti può dipendere molto proprio dal tipo di virus. In genere l’A/H3N2 colpisce maggiormente gli anziani, mentre lo scorso anno abbia registrato una prevalenza dell’A/H1N1, che può dare più complicazioni anche negli adulti. Quest’anno è ancora presto per stabilire la prevalenza di uno o dell’altro, ma sembrerebbe circolare maggiormente il secondo. A influire può essere anche la distribuzione geografica: per esempio, negli Stati Uniti può prevalere un tipo differente rispetto a quello che circola in Europa. Poi esistono anche fattori imprevedibili, come accaduto nel 2004-2005, quando a febbraio comparve un virus imprevisto che portò a un picco tardivo importante”.

Quali sono i sintomi dell’influenza australiana rispetto a quella dello scorso inverno?

“Sono quelli classici, a partire dalla febbre alta che, soprattutto in giovani e adulti, ha un esordio improvviso, accompagnato poi da mal di testa, tosse secca e stizzosa nella prime fasi, raffreddamento, malessere generale e tipica sensazione di ossa rotte. Nei bambini piccoli, però, la febbra può anche non essere alta, ma unita a sintomi gastroenterici, mentre nell’anziano può prevalere la sensazione di stanchezza e debolezza, che a volte non viene attribuita all’influenza, ma in realtà ne è un possibile sintomo”.

Come ci si cura?

“Sicuramente non con gli antibiotici, che non sono utili, anzi possono peggiorare la situazione creando antibiotico-resistenza. A meno che non ci sia una diagnosi da parte del proprio medico o specialista, che non individui una sovra-infiammazione batterica. La cura, quindi, è sintomatica, con antinfiammatori e antipiretici, unita al consiglio di restare al caldo e non fare gli ‘eroi’: evitare, quindi, di uscire nella fase acuta, magari ricorrendo a rimedi naturali per i fastidi alla gola e al naso, come tisane, miele, ecc.”.

Chi è più a rischio e cosa si deve fare per proteggersi?

“La protezione è quella vaccino. Per chi non lo avesse ancora fatto, è ancora possibile, anche se siamo in una fase avanzata della campagna, ricordando quindi che occorrono almeno una settimana/dieci giorni perché il sistema immunitario sia stimolato in modo corretto. Diciamo che si è ancora in tempo per avere una protezione per il periodo gennaio-marzo. Il vaccino sarebbe raccomandato a molti, ma in particolare ad anziani e malati cronici, oltreché alle donne in gravidanza. Una novità importante degli ultimi due anni è che viene offerto gratuitamente a tutti gli ultra 60enni (prima era per gli over 65): questo aiuta a superare l’idea che sia un vaccino solo per anziani”.

influenza-sintomi-picco Fonte foto: iStock
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