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Corte Costituzionale: illegittimo il divieto assoluto all'affettività in carcere, cosa cambia dopo la sentenza

La Corte Costituzionale con una sentenza ha aperto all'affettività e alla sessualità negli incontri tra detenuti e partner

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Matteo Runchi

REDATTORE

Redattore esperto di economia, appassionato di tecnologia e sport. Scrive di attualità e cronaca. Laureato in Storia all’Università degli Studi di Milano, ha lavorato per diversi siti e redazioni.

Affettività in carcere: la decisione della Corte Costituzionale. La Consulta ha dichiarato illegittimo in parte l’articolo 18 della legge che regola l’ordinamento penitenziario, aprendo alla possibilità di visite private per i partner.

La sentenza della Corte Costituzionale

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimo in parte l’articolo 18 della legge sull’ordinamento penitenziario, che prevede che i colloqui tra detenuti e partner siano sorvegliati in maniera visiva durante le visite, ma senza l’ascolto le conversazioni.

Questa sentenza apre di fatto alla possibilità per i detenuti italiani di avere diritto all’affettività e di conseguenza alla sessualità anche durante il periodo di detenzione. L’articolo viola i principi costituzionali solo in parte e rimane quindi in vigore.

Il carcere di Bollate, vicino a Milano

Per questa ragione nell’immediato per i detenuti e i loro partner non cambierà nulla. La sentenza della Corte Costituzionale rappresenta però un’indicazione netta al parlamento di legiferare in modo da adeguare la legge ai dettami della Carta Costituzionale.

Perché l’articolo 18 viola la costituzione

Nelle motivazioni della sentenza, la Corte Costituzionale ha specificato che l’articolo 18 della legge sull’ordinamento carcerario viola due articoli della Costituzione: il terzo che riguarda i diritti della persona, e il 27esimo al terzo comma.

Quest’ultimo in particolare stabilisce che in carcere “non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, specificando il ruolo rieducativo della pena nell’ordinamento italiano.

La norma viola anche l’articolo 8 della CEDU, la Convenzione Europea dei Diritti Umani, e che prevede il rispetto della vita familiare. La decisione della consulta non si applicherebbe né al 41-bis né al 14-bis, che prevede la sorveglianza rinforzata temporanea di un detenuto.

Perché è importante l’affettività in carcere

La decisione della Corte Costituzionale si basa su diverse ricerche scientifiche che hanno dimostrato che la deprivazione di affettività e di sessualità ha un’effetto deleterio sulla salute fisica e mentale delle persone.

Questo renderebbe l’assenza di momenti privati tra detenuti e partner deleteria per la rieducazione del detenuto stesso. Per questa ragione, la Consulta ha ritenuto che l’articolo 18 fosse incompatibile con il fine rieducativo del carcere.

Se applicata secondo le indicazioni della sentenza, la norma non riguarderebbe soltanto marito e moglie, ma anche persone unite civilmente o in una relazione di fatto.

Fonte foto: ANSA

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