Coronavirus, "non riaprire la Lombardia": l'allarme di Ricciardi
Il rappresentante dell'Oms: "La seconda ondata arriverà in autunno, la fretta potrebbe anticiparla prima dell'estate""
“Più che un’ipotesi è una certezza: in autunno arriverà una seconda ondata di epidemia“. Così Walter Ricciardi, rappresentante italiano Oms e consulente del ministro della Salute al giornale ilcaffeonline.it. “Fino a quando non avremo un vaccino ci saranno nuove ondate o, speriamo, tanti piccoli focolai epidemici che andranno contenuti. Per questo è importante non accelerare le riaperture: in caso contrario rischiamo di subire la seconda ondata prima dell’estate“.
Un vero e proprio allarme, quello di Ricciardi, lanciato mentre si parla di una riapertura della Regione Lombardia, la più colpita dal coronavirus in termini di contagi e vittime. “In questo momento ha una condizione epidemiologica di particolare gravità – ha spiegato l’esperto, seppur in miglioramento”.
Ricciardi sottolinea come “tra i Paesi europei è la regione che in questo momento ha maggiori problemi. Non l’Italia, ma la Lombardia“.
Per il consulente del ministro della Salute, dunque, “non è saggio immaginare delle aperture a prescindere da valutazioni oggettive delle condizioni epidemiologiche”.
Le scelte “azzardate di alcuni leader politici mondiali – continua Ricciardi – sono responsabili degli effetti sui loro popoli. Se ci sono stati più morti rispetto ad altri è perché le decisioni sono state prese o in modo tardivo o in modo sbagliato. L’esempio più eclatante è quello della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, dove i governi non hanno ascoltato i consiglieri scientifici e hanno reagito in maniera estremamente ritardata”.
Di contro, “in Paesi come la Corea del Sud, la Finlandia e la Germania, dove c’è una linea di comando unica e un rapporto diretto tra politica sensibile e istituzioni ben funzionanti, le cose vanno meglio”.
Ricciardi sottolinea come “fino a quando non registreremo una immunità di gregge provocata favorevolmente dal vaccino avremo una lunga fase di convivenza col virus. Speriamo che sia una convivenza di mesi e non di anni, ma ci troveremo di fronte a una nuova normalità”.
Come comportarci? La misura più importante “sarà il distanziamento fisico, la distanza tra le persone che non sono certe del loro stato immunologico. Naturalmente questo stato potrà essere conosciuto e tracciato meglio attraverso una diagnostica più estesa e mirata e grazie all’uso delle tecnologie“.