Coronavirus, "ho avuto paura di morire". Parla Sileri
Il viceministro della Salute: "Ora sto meglio, ma gusto e olfatto non sono tornati"
“Ho avuto paura di morire“. Il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, ha raccontato come sta vivendo la sua quarantena al Corriere della Sera. “La notizia del tampone positivo al coronavirus mi è arrivata la mattina del 13 marzo, il giorno dopo a Bergamo è morto un operatore del 118, un mio coetaneo”.
La preoccupazione più grande del vice di Roberto Speranza, però, riguardava la sua famiglia. “Avevo paura di lasciare sola Giada, mia moglie. Quando la febbre è salita e la saturazione è scesa a 89 ho pensato che morire era diventata davvero una possibilità concreta”.
Sileri ha confessato di aver pensato a suo padre, “morto giovane a 45 anni”, e a suo figlio “Ludovico che ha 8 mesi: ho pensato all’ingiustizia che avrebbe vissuto anche lui crescendo senza padre come me”.
Il viceministro è risultato negativo in occasione dei tamponi di controllo e aspetta il via libera definitivo dalle istituzioni sanitarie per tornare al lavoro. Anche se “non sento ancora odori né sapori“.
C’è spazio poi per un sorriso: “La cosa più bella? L”Italiano’ di Cutugno cantato da tutte le finestre. Ora donerò il sangue per la ricerca”.
Coronavirus, la proposta di Sileri: “Più tamponi per trovare asintomatici”
“I tamponi vanno fatti a tutti gli operatori sanitari, a chi ha dei sintomi, ai contatti di quelli che sono risultati positivi al coronavirus. Ma serviranno anche tamponi sentinella per i soggetti asintomatici che si trovano in zone dove ci sono dei focolai ampi per perimetrare l’area”. Queste le parole di Pierpaolo Sileri ai microfoni di Radio 24, riprese dall’Ansa.
“Serve un uso intelligente – ha spiegato Sileri -, non a tappeto“. E sul ruolo dell’Istituto superiore della sanità (Iss), che deve autorizzare i laboratori a fare i tamponi, “rimango basito che debba passare tutto da lì: abbiamo sul territorio nazionale decine di università, ospedali qualificati, strutture di eccellenza mondiale”.
Per il viceministro, quindi, l’Iss dovrebbe “autorizzare i laboratori più periferici mettendo il marchio”, così da snellire i tempi di attesa, i carichi di lavoro e “lo spreco di denaro”.
Infine per quanto riguarda il controllo tecnologico delle persone “è un lavoro che interessa anche il ministero della Salute, servirà ancora qualche giorno”.
A cosa servono i controlli? “Quando il numero di contagi sarà più basso – ha sottolineato Sileri – potremmo avere dei focolai sparsi e allora potrebbe essere utile il monitoraggio tecnologico delle persone per perimetrarle”.
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