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Coronavirus, Galli: “Stadi come discoteche, no a riapertura”

L'infettivologo esprime tutte le sue preoccupazioni sul possibile ritorno del pubblico negli stadi, ma anche sulla scuola non nasconde i suoi dubbi

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Gli stadi come le discoteche: riaprirli sarebbe un errore. Ne è sicuro il professor Galli responsabile di Malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano: “Mi pare sacrosanto: dobbiamo aprire le scuole, non gli stadi. Capisco che togliere i “circenses” agli italiani possa dispiacere, ma dal punto di vista scientifico portare il pubblico negli impianti sportivi può avere gli stessi effetti che abbiamo visto nelle discoteche” dice in un’intervista al Messaggero.

Coronavirus, Galli: “Il calcio non è essenziale”

La scuola è la priorità sostiene l’infettivologo, che sposa la linea del coordinatore del Comitato tecnico scientifico, il dottor Agostino Miozzo: “Miozzo ha ragione, tra scuola e stadi non ci dovrebbe essere gara. Il calcio è uno spettacolo non essenziale che può essere fruito anche da casa. Come per le discoteche, qualsiasi situazione che determina un ammassamento di persone è insidiosa. Puoi tenere le persone distanziate all’interno dello stadio, ma non riesci a farlo all’entrata e all’uscita”.

Alla luce del risalita della curva dei contagi, il professore è convinto che si debba evitare  il ritorno del pubblico allo stadio, che porterebbe a rischi eccessivi in quanto luogo di aggregazione per eccellenza, difficile da controllare come è stato per le discoteche, soprattutto per quanto riguarda gli sport nei palazzetti al chiuso: “Fino a quando la situazione è questa bisogna rinunciare al superfluo. Siamo tornati a superare ampiamente le mille diagnosi al giorno, legate solo in parte al fatto che abbiamo aumentato i tamponi. Però l’andamento dell’epidemia ha caratteristiche non tali da rassicurarci”.

Coronavirus, Galli: “Preoccupato per la scuola”

Il professor Galli avrebbe anche rinviato ritorno a scuola più in là nel tempo, alla luce anche degli ostacoli che si stanno riscontrando sulla riapertura del 14 settembre: “Non sarei stato scandalizzato e non lo avrei ritenuto un fallimento se le scuole avessero aperto solo il primo ottobre, in una situazione in cui tutto fosse stato sistemato a dovere. Giorno dopo giorno emergono varie difficoltà e poi in mezzo ci sono delle elezioni. Se devi aprire le scuole, per poi chiuderle per le elezioni, infine le devi pulire e poi riaprire… Insomma, valeva la pena aspettare.”

Sul ritorno dell’attività didattica l’infettivologo esprime tutte le sue perplessità e propone delle soluzioni: “Mi preoccupa il fatto che è difficilissimo ottenere il distanziamento a scuola- continua Galli. Bisognerebbe valutare sistemi alternativi, magari a rotazione fare lezione da remoto per un terzo degli scolari di una classe. Infine, avremmo bisogno di più test e presenza sanitaria nelle scuole. La misurazione della febbre a casa mi lascia perplesso. E avremo problemi quando cominceranno a esserci tutte le altre infezioni alle vie respiratorie, non mi è chiaro cosa succederà nelle varie regioni per il vaccino anti influenzale rivolto a bambini e ragazzi.”

Fonte foto: Ansa

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