Coronavirus, Galli sull'impennata dei contagi: "Scuole c'entrano"
Covid: Massimo Galli approva il coprifuoco nelle regioni, ma non esclude che a breve il governo debba ricorrere a un nuovo lockdown nazionale
Il professor Massimo Galli, direttore di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano, pochi giorni fa, insieme ai colleghi infettivologi Marino Faccini (Ats Milano) e Marco Rizzi (ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo), lanciava un appello perentorio: “Fare presto”. Il coronavirus ha ricominciato a correre a ritmi vertiginosi e invertire la rotta dei contagi non è affatto semplice. “Vedrà, non ci saranno alternative. Dovremo arrivare al coprifuoco in tutta Italia”, dichiara, oggi, Galli a Il Messaggero.
Se il coprifuoco non dovesse bastare, le alternative non sono molte. “Credo che ci siano pochi dubbi su questo. Si tratta di una situazione che anticipa la possibilità di un lockdown, mi rendo conto. Però qualcosa bisogna fare”, fa sapere il professore che tocca anche l’argomento scuola.
Secondo Galli, chi si ostina a dire che non c’è correlazione tra il ritorno tra i banchi degli studenti e l’impennata di nuovi casi, è fuori strada: “Si è voluto in tutti i modi dire che le scuole non c’entrano. Però questo non sta in piedi. Le scuole c’entrano. Poi, certo, c’entra anche il fatto che i ragazzi si ritrovano prima e dopo la scuola, sul trasporto pubblico e nella socialità extrascolastica”.
“La coincidenza temporale – aggiunge – c’è con tutto quanto. Io sono stato l’unico a dire che andare alle urne, con questa situazione, non fosse una grande idea”.
Quando gli viene chiesto se non sarebbe il caso di fermare tutto per un paio di settimane, così da permettere agli ospedali di non finire al collasso, Galli al giornalista spiega: “Non escludo che tra quindici giorni possiamo essere a questo, ma lo sta dicendo lei, non io. Noi come infettivologi abbiamo chiesto di ‘fare presto’, sono sconcertato dal vedere che qualcuno sembra che stia frenando anche in Lombardia“.
Circa il tracciamento puntuale dei contagi, il professore afferma che con numeri tanto alti “non c’è sistema sanitario al mondo in grado” di essere efficace, “forse solo la Cina”.
Dunque? Cosa resta da fare? Secondo Galli bisogna maggiormente “lavorare a rete, tentare di coinvolgere in questo genere di attività le aziende, gli uffici pubblici, le scuole”, altrimenti non rimarrà che percorrere “la scorciatoia più semplice” che “è sempre il lockdown”.
L’infettivologo ha individuato due pilastri su cui basare la strategia di prevenzione e delimitare i focolai. Quali? “Uno: riducendo le occasioni di infezione, limitando così le possibilità di contagio. La parola coprifuoco è molto brutta ma è un provvedimento razionale da questo punto di vista. Secondo modo: dobbiamo ricorrere all’allargamento a rete dell’accertamento il più precoce possibile delle nuove infezioni”.