Coronavirus, perché si è diffuso in Italia e non in Europa
Il presidente dell'ordine dei biologi spiega il perché del boom dei contagi in Italia rispetto agli altri paesi europei
Chi cerca, trova. È un po’ questo, in estrema sintesi, il pensiero dei virologi. Da Burioni alla Capua, i massimi esperti concordano nel dire che il contagio esploso in Italia sia frutto di tre fattori: test a tappeto, contagio negli ospedali e blocco dei voli dalla Cina. Fattori che hanno fatto del nostro Paese il primo per contagi e morti in Occidente.
Ma perché in Europa la diffusione appare minima? In Francia, come riportato da La Repubblica, sono stati eseguiti 300 tamponi. In Italia, invece, si è arrivati a 3mila. Dato che molti di questi sono risultati poi ‘falsi positivi’, come nel caso del paziente di Sesto risultato negativo a un secondo test fatto all’ospedale San Raffaele di Milano, l’allarme è cresciuto. Di conseguenza, il panico e quindi l’intasamento delle strutture.
Gli ospedali, presi d’assalto nei primi giorni, sono i luoghi in cui la trasmissione avviene più rapidamente. Ed è per questo motivo che in alcune zone, come in Piemonte, sono state installate delle tende all’esterno dei plessi, così da non concentrare in una stanza persone sospettate di contagio e pazienti accorsi in ospedale per altri motivi.
Infine, i voli dalla Cina. Secondo Walter Ricciardi, medico dell’Oms, il blocco di quelli diretti si è rivelato un errore commesso dal governo, che contestualmente non ha impedito che i passeggeri facessero scalo in altri aeroporti per aggirare la misura. Seguire le indicazioni dell’Oms, contraria al blocco dei voli diretti, avrebbe permesso all’Italia di tenere traccia delle persone rientrate dal Paese di origine dell’infezione mettendole in quarantena.
Coronavirus poco diffuso in Europa: “Gli altri Paesi non lo cercano”
“Il coronavirus non è più grave di un’influenza. I nostri stessi morti erano ottuagenari o persone con malattie croniche di tipo cardiorespiratorio. Avrebbe potuto ucciderle anche un virus influenzale. Questa è la verità“. Così Vincenzo D’Anna, presidente dell’ordine nazionale dei biologi, ai microfoni della trasmissione ‘I Lunatici’ (Rai Radio2), che spiega il motivo della scarsa diffusione in Europa. “Nel continente non ci sono molti contagiati perché molte nazioni il virus non lo cercano“.
“Mi aspetto che gli scienziati comincino a parlare – prosegue D’Anna -. Molti hanno paura di essere aggrediti, di essere tacciati come superficiali. Diciamoci la verità, non abbiamo degli scienziati molto coraggiosi in Italia. Mi auguro e spero che questa frenesia finisca, che la gente si cominci a rendere conto che contrarre il coronavirus è come contrarre un virus influenzale. Non possiamo sparare alle mosche con il cannone“.
D’Anna quindi attacca gli scienziati, ma soprattutto i media “perché le brutte notizie sono sempre più gradite delle buone notizie, portano titoloni sui giornali. Bisognerebbe parlare alla gente in maniera meno catastrofica e più pacatamente. Il panico è peggiore della malattia“.
Le conseguenze economiche rischiano di essere gravissime. “La Borsa ieri ha bruciato circa 40 miliardi di euro. Ricchezza che se ne va. È tutto fermo, tutto paralizzato, per un virus che è poco più di un virus influenzale”.
“Lasciamo stare la Cina. Lasciamo stare le smanie di mettere in quarantena migliaia e migliaia di persone, bisogna mettere in quarantena solo quelli per i quali esista un fondato sospetto di contagio. Ma si tratta sempre del contagio di un virus che ha una mortalità ancora più bassa di un virus influenzale”.