Coronavirus, addio allo scrittore Luis Sepulveda
Lo scrittore cileno è morto dopo essere stato ricoverato perché risultato positivo al Covid-19
Luis Sepulveda è morto per il coronavirus nell’ospedale Universitario Central de Asturias a Oviedo. Lo scrittore cileno naturalizzato francese aveva 70 anni ed era stato ricoverato a fine febbraio dopo aver contratto il coronavirus in Portogallo.
Autore di oltre 20 romanzi, oltre a libri di viaggio, saggi e sceneggiature, Sepulveda ha scritto libri di successo come “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare” e “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, che gli fece vincere il Premio Tigre Juan del 1989.
Coronavirus, addio a Luis Sepulveda: i sintomi e il ricovero
I sintomi del coronavirus si erano manifestati già il 25 febbraio, subito dopo che l’autore aveva partecipato al festival letterario portoghese “Correntes d’Escritas” dal 18 al 23 febbraio.
In ospedale, a Sepulveda era stata diagnosticata una polmonite. Per questo motivo, l’autore era stato sottoposto al tampone per scoprire la presenza del SarsCoV2, risultando positivo.
In seguito, i medici avevano deciso di trasportalo al al Central University Hospital of Asturias, all’interno di un reparto dedicato alle malattie infettive.
Addio a Luis Sepulveda: chi era
Nato a Ovalle in Cile il 4 ottobre del 1949, Sepulveda era uno scrittore “combattente”, arrestato due volte e condannato all’esilio durante la dittatura di Pinochet, nemico del neoliberismo, ecologista convinto.
Ha lottato contro il coronavirus all’Ospedale Universitario di Oviedo, a Gijon nelle Asturie, dove viveva dal 1996 con la moglie Carmen Yáñez, una poetessa cilena.
Lo scorso ottobre aveva festeggiato i 70 anni a Milano in un evento organizzato dalla sua casa editrice italiana, Guanda.
Nel corso della sua carriera, ha vinto il Premio Hemingway per la Letteratura, il Premio Chiara alla carriera ed è stato insignito di una Laurea Honoris Causa in Lettere dall’Università di Urbino.
Addio a Luis Sepulveda, una vita da combattente
Durante la presidenza di Salvador Allende, Sepulveda si era iscritto al Partito Socialista ed era entrato a far parte della guardia personale del Presidente cileno.
Arrestato nel 1973 dopo il colpo di stato di Pinochet, lo scrittore era stato liberato sette mesi dopo per le pressioni di Amnesty International ma, un nuovo arresto lo aveva condannato all’esilio.
Poi, nel 1979 in Nicaragua si era unito alle Brigate Internazionali Simon Bolivar. In Europa si era stabilito dopo la fine della rivoluzione, prima ad Amburgo e poi in Francia.
“Sono un apolide – aveva detto -. Ero ad Amburgo nel 1986 quando mi hanno rubato la cittadinanza”. In quanto alla sua vena ambientalista, tra il 1982 e il 1987 è stato membro dell’equipaggio su una nave di Greenpeace.
È morto Luis Sepulveda: le migliori opere
Tra le opere più importanti di Luis Sepulveda ci sono “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare” e “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”. L’autore cileno ha scritto anche libri come “Il mondo alla fine del mondo”, “La frontiera scomparsa”, “Diario di un killer sentimentale”, “Patagonia Express”, “Le rose di Atacama”.
Il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia è “La fine della storia” e l’ultima favola “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa”.
La sua produzione di favole era iniziata nel 1997 con “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, pubblicata da Salani e poi da Guanda cui sono seguite fra l’altro “Storia di un topo e del gatto che diventò suo amico” e “Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà”.
“Delle mie favole sono sempre protagonisti animali e questo, come accadeva in quelle antiche, ti permette di vedere da lontano il comportamento umano per comprenderlo meglio” aveva detto lo scrittore all’Ansa.
Luis Sepulveda, le frasi celebri