Caso Sangiuliano-Boccia, no del Senato all'utilizzo delle chat dell'ex ministro: il perché della decisione
Il Senato ha negato l'autorizzazione all'uso delle chat tra Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia nell'inchiesta sull'ex ministro
I pm di Roma non potranno avere accesso alle chat tra Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia. Il Senato ha respinto la richiesta del Tribunale dei ministri di accedere alla corrispondenza dell’ex ministro della Cultura nell’ambito dell’inchiesta che lo vede indagato per peculato e rivelazione di segreti d’ufficio.
- Caso Sangiuliano-Boccia, no del Senato all'uso delle chat
- Il perché della decisione
- I motivi del no delle opposizioni
Caso Sangiuliano-Boccia, no del Senato all’uso delle chat
Con 95 voti a favore e 58 contrari, il Senato ha negato l’autorizzazione all’acquisizione delle chat private tra l’ex ministro Gennaro Sangiuliano e l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia.
Nel pomeriggio di oggi, martedì 29 ottobre, l’Aula ha approvato la relazione della Giunta per le Immunità del Senato che ha votato contro la richiesta del Tribunale dei ministri di acquisire la corrispondenza di Sangiuliano.
La richiesta era stata fatta a seguito dell’indagine aperta dalla Procura di Roma sull’ex ministro per le ipotesi di reato di peculato e rivelazione di segreti d’ufficio.
I magistrati di Roma non potranno quindi usare le chat di Sangiuliano che sono state invece acquisite nell’altra indagine sul caso Boccia, quella che vede indagata la donna per lesioni aggravate e minaccia o violenza a corpo politico dello Stato.
Il perché della decisione
Come riporta Adnkronos, nel primo pomeriggio la Giunta per le Immunità del Senato aveva approvato la relazione del senatore di Forza Italia Adriano Paroli che chiedeva di respingere la richiesta del Tribunale dei ministri.
A favore hanno votato gli esponenti dei partiti della maggioranza, contrari quelli delle opposizioni.
“Non è espressa la finalità probatoria del sequestro rispetto alla configurazione concreta dei reati perseguiti”, ha spiegato Paroli.
Nella richiesta, secondo il relatore, manca “un nesso specifico e motivato tra l’adozione del mezzo di ricerca della prova prescelto e la configurazione dei reati contestati”.
Secondo la maggioranza cioè la richiesta dei giudici non chiarisce perché le chat tra Sangiuliano e Boccia avrebbero potuto costituire una prova dei reati per i quali è indagato.
I motivi del no delle opposizioni
Contrari alla decisione della Giunta i partiti di opposizione. Nella richiesta dei giudici, ha detto a LaPresse la senatrice Pd Anna Rossomando, si dice che l’acquisizione della corrispondenza “è indispensabile e rilevante per decidere, come la legge prescrive, se passare alla fase successiva di una richiesta di autorizzazione a procedere o archiviarla da subito”.
“Se devi accertare una violazione di segreti d’ufficio – ha spiegato – l’acquisizione della corrispondenza è necessaria, altrimenti come lo provi?”.
Sulla stessa linea il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto: “Dato che il reato è la rivelazione di segreto d’ufficio, l’acquisizione dei documenti non serve a verificare se c’è stata ad esempio una ipotesi di corruzione, ma è il fatto stesso che in quei messaggi si siano rivelati fatti di ufficio che prova il reato stesso”.