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Bollettino settimanale? Il dibattito è aperto: perché il report a 24 ore sui numeri del Covid non piace più

Uno studio della Fiaso, che fa la differenza tra ricoverati con il Covid e ricoverati per il Covid, potrebbe supportare il cambio di passo

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Nonostante un grado di pericolosità inferiore rispetto a quello della variante, precedentemente dominante, Delta, Omicron continua a stupire in quanto a trasmissibilità. La capacità di propagarsi della mutazione del coronavirus individuata per la prima volta in Sudafrica ha portato ad alcune inquietanti previsioni.

Alle affermazioni dell’infettivologo della Clinica di Malattie infettive all’Ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, sono seguite sia quelle dello stesso segno di Hans Kluge, responsabile dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in Europa, sia quelle di Anthony Fauci, non meno inquietanti.

Tutti concordano che Omicron raggiungerà un grado di diffusione mai visto prima e che dobbiamo prepararci a fare i conti con il virus in uno stato di convivenza.

In questo contesto, il dibattito pubblico si è aperto a un nuovo fronte, che ha a che fare con il bollettino del pomeriggio, un appuntamento che accompagna gli italiani dai primi giorni dell’arrivo del contagio in Italia e che ha a che fare con i numeri della pandemia per quanto riguarda nuovi positivi, ospedalizzazioni nei reparti ordinari e ricoveri nelle terapie intensive.

Conferenza stampa della Protezione civile, gli appuntamenti con il bollettino nei giorni del primo lockdown

Nei giorni sconvolgenti del primo lockdown, milioni di italiani assistevano in diretta alla conferenza stampa di Angelo Borrelli, allora a capo della Protezione civile.

Furono i primi incontri con il bollettino delle 17, che ancora oggi viene pubblicato quotidianamente sul sito dell’ente, seppur non accompagnato da una discussione pubblica e dalle domande dei giornalisti ai responsabili dell’emergenza sanitaria.

A fronte degli ultimi record nel numero di infezioniieri un nuovo primato – e del panico comprensibilmente generato da numeri nell’ordine delle centinaia di migliaia di unità, è arrivata la proposta di Bassetti di abolire l’aggiornamento quotidiano sulle cifre della pandemia.

Bassetti sul report serale, perché l’esperto si è scagliato contro il bollettino aggiornato ogni 24 ore

“Bisogna anche finirla col report serale, che non dice nulla e non serve a nulla se non mettere l’ansia alle persone, siamo rimasti gli unici a fare il report giornaliero“, ha detto Bassetti ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”.

“Che senso ha dire che abbiamo 250 mila persone che hanno un tampone positivo? Bisogna specificare se sono sintomatici, asintomatici, sono ricoverati, stanno a casa. Se continuiamo così finiremo con l’andare in lockdown di tipo psicologico e sociale. Continuando a fare tutti questi tamponi immotivati, arriveremo a un punto in cui avremo talmente tanti positivi e contatti con positivi che l’Italia si fermerà”.

“Bisogna capire se la pressione sugli ospedali è da polmonite da Covid oppure se è dovuto all’enorme numero di tamponi che viene fatto. Oggi questo virus per la maggioranza dei vaccinati dà una forma influenzale. Gli ospedali sono pieni di non vaccinati, che devono vaccinarsi”, ha quindi concluso l’esperto.

L’infettivologo Matteo Bassetti.

I vantaggi dell’aggiornamento settimanale, chi è favorevole al bollettino ogni 7 giorni e perché

L’idea sarebbe quella di un bollettino non più aggiornato ogni 24 ore, ma ogni 7 giorni, sull’esempio, tra l’altro, di quanto fa l’Istituto superiore di sanità (Iss). Il Comitato tecnico scientifico (Cts), che assiste il governo sulle decisioni in materia di gestione dell’emergenza sanitaria, ne potrebbe discutere a breve.

Lo ha confermato l’epidemiologo Donato Greco, uno dei membri: “Sarebbe un’ottima idea – ha dichiarato al Corriere della Sera – far diventare settimanale il bollettino, noi del Cts stiamo discutendo di parlarne con il governo”.

Cosa ha detto Andrea Costa sul report ogni sette giorni e perché è d’accordo

Una posizione che trova d’accordo Andrea Costa: “ll report quotidiano dei contagi – sostiene il sottosegretario alla Salute – è inutile perché di per sé non dice nulla. Ho proposto al ministro Speranza di fare una riflessione. In questa fase dell’epidemia è bene soffermarsi su ricoveri e occupazione dei letti”.

Report contagi, come dovrebbe essere il nuovo aggiornamento sulle cifre della pandemia

Il report andrebbe poi affinato con le informazioni riguardanti quanti sono gli asintomatici, quanti positivi sono seguiti in ospedale e quanti invece sono ricoverati nei reparti per altre ragioni e, nel corso degli accertamenti di rito, risultano positivi al test.

Lo studio della Fiaso, qual è la differenza tra ricoverati con il Covid e ricoverati per il Covid

A tal proposito, uno studio della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) ha messo in luce che il 34% dei positivi finiscono in ospedale per cause diverse da sindromi respiratorie e polmonari riconducibili al Covid. Poi, con il tampone, si scopre che sono contagiati. Si tratta di giovani soprattutto che entrano nel nosocomio per traumi o fratture, infarti o emorragie, scompensi, tumori e, nel 36% dei casi, per parti.

L’idea delle regioni sarebbe quindi quella di tenere separati i malati da Covid e i pazienti accidentalmente infetti e asintomatici. Sottolineare la differenza le due categorie aiuterebbe anche dal punto di vista delle linee di demarcazione tra le zone di rischio: è chiaro che, se i pazienti ricoverati con il Covid (e non per il Covid), non rientreranno più nel conteggio dell’occupazione delle intensive, la Lombardia, ad esempio, vedrebbe allontanarsi l’arancione.

Il tema è sulla scrivania del governatore dell’ente, Attilio Fontana, che ne ha parlato questa mattina in una call. Ieri aveva detto, riguardo il rischio in arancione, che “la direzione è sicuramente quella, speriamo di riuscire a fermarci prima”.

Quanti sono gli asintomatici sul totale dei contagiati nella fase della pandemia dominata da Omicron

Altre stime sottolineano come l’80% dei contagiati risulterebbero asintomatici e in molti si stanno chiedendo se non sarebbe il caso di misurare l’estensione della pandemia soltanto sui casi clinici, che quindi presentano sintomi.

Chi è contro il report settimanale: le parole del sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri

Non tutti sono favorevoli al cambio di passo. Ad esempio, è contro il report settimanale il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che ha dichiarato: “Nell’immediato e in attesa di raccogliere evidenze sull’opportunità di passare ad un diverso meccanismo, ritengo utile la comunicazione puntuale e trasparente di tutti i dati, accompagnata da un’adeguata interpretazione che aiuti i cittadini a orientarsi meglio”.

Insomma il dibattito è ancora aperto, ma confrontarsi con i numeri una volta alla settimana alleggerirebbe il carico di ansia generato dall’aggiornamento orario e marcherebbe ulteriormente il passaggio a una fase di convivenza con il Covid, in cui asintomatici e ricoverati per altre cause non dettano l’agenda delle misure del governo.

Fonte foto: ANSA
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