Banche europee nel mirino della Russia, sequestri per oltre 700 milioni di euro. La Bce minaccia: “Via subito”
Banche europee al bivio: la Bce chiede l’uscita dalla Russia, ma Putin minaccia l’esproprio in caso di interruzione dei servizi
Dal 2022, le banche europee attive in Russia, definite aziende di “importanza sistemica” per il Paese, sottostanno a un decreto presidenziale firmato da Vladimir Putin che impone la sospensione del controllo degli azionisti in caso di decisioni su cui la banca centrale russa non è d’accordo. Oggi il tribunale di Sanpietroburgo chiede un sequestro di beni di oltre 700 milioni, mentre la Bce chiede agli istituti di credito di accelerare l’uscita dalla Russia.
Il controllo di Putin sulle banche europee
Si consuma in questi giorni quella che il Financial Times ha definito “una delle più grandi mosse” contro i gruppi bancari stranieri in Russia.
Dal 2022, a seguito dell’invasione dell’Ucraina, un decreto di Putin sancisce la possibilità della banca centrale di Mosca di espropriare le controllate degli istituti esteri e assegnarle a un operatore russo a un prezzo simbolico.
L’operazione è considerata lecita se la gestione estera degli istituti attivi nel paese trascura le funzioni “di importanza sistematica”.
In caso di blocco delle proprie funzioni in Russia, è previsto l’arresto dei manager delle banche controllate dall’estero presenti a Mosca.
Sulla base di tale decreto presidenziale, un tribunale di San Pietroburgo ha minacciato il sequestro per un valore superiore ai 700 milioni di euro dei beni appartenenti a tre banche europee: Unicredit, Deutsche Bank e Commerzbank.
La Bce chiede di lasciare la Russia
E mentre Mosca minaccia l’esproprio in caso di interruzione del funzionamento dei pagamenti in euro, nel Paese, dalla Banca centrale europea arrivano pressioni dal senso opposto.
La Bce ha chiesto a Raiffeisen, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Commerzbank e Deutsche Bank di accelerare la propria exit strategy dalla Russia.
Una lettera è stata indirizzata agli istituti sopraelencati dal regolatore di Francoforte, minacciando ripercussioni reputazionali se non si avranno al più presto piani per una repentina uscita dal paese di Putin.
Il caso Unicredit
Nell’ambito di un contenzioso con una partecipata di Gazprom, il colosso petrolifero controllato dal Cremlino, Unicredit è stata sottoposta a un ingente sequestro.
La corte di arbitrato di San Pietroburgo ha disposto sotto sequestro conti e proprietà della controllata russa dell’istituto per un valore complessivo che sfiora i 463 milioni di euro.
Secondo quando riportato dai media locali, il caso riguarda un contratto stipulato tra la banca, la controllata di Gazprom, RusChemAlliance e il consorzio Linde per la costruzione di un impianto di trattamento del gas.
Tiratosi indietro il consorzio a causa delle sanzioni imposte dall’Unione Europea, l’istituto di credito si è rifiutato di effettuare il pagamento delle garanzie preteso dalla società russa. Così la questione è finita in tribunale.