Antonio Panzeri e la confessione sui contanti e il Qatargate: "Li buttavo nella spazzatura, erano troppi"
Le rivelazioni dell’ex eurodeputato, diffuse dalla tv tedesca Deutsche Welle, hanno permesso di capire l’enorme giro di denaro dietro il Qatargate
L’ex eurodeputato Antonio Panzeri, arrestato a dicembre nell’ambito dell’inchiesta delle autorità belghe su casi di corruzione presso il Parlamento europeo da parte del Qatar, ha già raccontato nel corso di due interrogatori la sua versione dei fatti agli investigatori della Procura federale belga. Ora alcune rivelazioni iniziano a trapelare, permettendo di avere un’idea più chiara del giro di soldi dietro lo scandalo corruzione.
Le dichiarazioni di Panzeri
Le dichiarazioni di Antonio Panzeri sono state diffuse dalla tv tedesca Deutsche Welle, che ha visionato i verbali dell’inchiesta Qatargate e ha reso pubbliche diverse informazioni svelate dall’ex eurodeputato di Articolo 1, il partito che ha come segretario l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza.
Come spiegato da Panzeri, un “uomo d’affari turco e il suo avvocato a Londra” consegnava denaro in contanti, per conto del Qatar, Antonio Panzeri e al suo fidato collaboratore Francesco Giorgi.
Un giro di ricompense molto ingenti: per il biennio 2018-19, Panzeri e Giorgi hanno ricevuto un milione a testa l’anno. Sempre in mazzette di contanti.
Il problema con i contanti
Talmente tanti soldi che, come rivelato dallo stesso Panzeri, iniziavano ad essere un problema, tanto da cominciare a pensare di cambiare sistema per ricevere i pagamenti.
L’ex eurodeputato, non sapendo cosa fare di tutti quei contanti, un giorno ha deciso, in seguito a uno scambio di denaro, di “gettarne un po’ in un bidone della spazzatura mentre tornava a casa.
In un altro aneddoto, Panzeri ha raccontato di aver addirittura perso 15mila euro in contanti su un treno tra Parigi e Bruxelles, che gli è stato rubato nonostante avesse separato le mazzette, mettendole in parti diverse del proprio bagaglio.
La corruzione prima del Qatar
Le confessioni di Panzeri non si sono però limitate allo scandalo Qatargate. Secondo l’ex europarlamentare di Art.1 infatti, il giro di mazzette era iniziato ben prima dell’entrata in scena degli emiri qatarioti.
Già nel 2012 Panzeri si era ritrovato in un giro di conoscenze e favori scambiati con il Marocco, all’epoca interessato a esercitare pressioni sull’Eurocamera, in relazione allo sfruttamento di un territorio del Sahara Occidentale dal cui sottosuolo si estrae il fosfato, una risorsa essenziale per il governo marocchino.
Dal Marocco, Panzeri è poi passato alla Turchia, che avrebbe pagato per ottenere servizi “di lobbyng etico” rispetto al conflitto in Siria e ai crimini di guerra nello Yemen, e infine al Qatar, impegnato in una campagna di corruzione atta ad orientare i giudizi del Parlamento Ue sul tema dei diritti umani.
In cambio delle sue dichiarazioni, Panzeri ha stretto un accordo con le autorità belghe, per una riduzione della pena da cinque a un anno.