Alex Marangon e l'ayahuasca, genitori chiedono l'esame del capello: il test può fare chiarezza sulla morte
I partecipanti del rito sciamanico hanno assunto ayahuasca? La famiglia di Alex Marangon chiede di effettuare l'esame del capello, ecco perché
Per fare chiarezza sulla morte di Alex Marangon potrebbe essere utile l’esame del capello: per i genitori del barman 25enne di Marcon e per i legali della famiglia, l’accertamento sugli altri partecipanti del rito sciamanico potrebbe dimostrare se il giovane abbia assunto ayahuasca nel corso dell’evento. Questo genere di allucinogeno è vietato in Italia, e gli inquirenti non escludono l’ipotesi di un caos scoppiato a seguito dell’assunzione dell’infuso illegale.
L’esame del capello
Stefano Tigani, uno degli avvocati della famiglia Marangon, chiede che venga effettuata “un’indagine accurata” e per questo insieme ai suoi colleghi ha depositato presso la Procura della Repubblica una memoria “con cui chiediamo espressamente di eseguire l’esame sul capello dei partecipanti”.
La famiglia, quindi, chiede che il test venga eseguito su 22 persone, tra partecipanti e organizzatori. Non sono esclusi i curanderos colombiani.
Perché l’esame del capello potrebbe dare una svolta alle indagini? Come sottolinea Adnkronos, questo esame è l’unico in grado di accertare l’assunzione di sostanze stupefacenti anche dopo un certo periodo di tempo.
Mentre si attende l’esito del test tossicologico condotto sul corpo del 25enne, quindi, l’esame del capello potrebbe fare chiarezza sulle circostanze che lo hanno condotto alla morte. Resta da capire, infatti, se il barman si sia trovato sotto l’effetto dell’allucinogeno mentre andava incontro al tragico epilogo.
L’ayahuasca
Una delle ipotesi degli inquirenti, come già detto, è che durante il rito sciamanico i partecipanti abbiano assunto l’ayahuasca. Per questo motivo Alex Marangon potrebbe averne subito gli effetti e avrebbe sentito la necessità di allontanarsi dall’abbazia mentre era in preda a qualche delirio.
Fino ad oggi, la distribuzione di ayahuasca tra organizzatori e partecipanti non è ancora stata dimostrata.
Il parere dell’avvocato
Al Gazzettino l’avvocato Stefano Tigani riferisce che la sua necessità di chiarezza nasce “senza accusare nessuno in assenza di dati certi”, ma data la gravità del fatto è d’uopo arrivare alla verità.
Ancora, Tigani ricorda che “non sappiamo se i ricordi delle persone possano essere ‘annebbiati’ dagli effetti psicotropi”, sostiene nell’ipotesi che tutti gli invitati avessero assunto ayahuasca, e nell’ipotesi che le dichiarazioni rilasciate dai partecipanti siano state inficiate dalla precedente assunzione dell’allucinogeno.