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Alessia Pifferi e i sintomi di alessitimia nella perizia psichiatrica mostrata al processo: di cosa si tratta

Alessitimia, questa la parola usata nella perizia per descrivere il comportamento di Alessia Pifferi. Cos'è stato detto durante il processo

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

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Al processo che vede imputata Alessia Pifferi per la morte della figlia Diana si parla di alessitimia, una conclusione presentata dallo psichiatra forense Elvezio Pirfo nella sua perizia psichiatrica. Pirfo, ricordiamo, non sostiene la tesi del vizio di mente e piuttosto, secondo la sua relazione, si muove nella direzione della mancanza di empatia da parte della 38enne. Venerdì 15 marzo Pirfo ha risposto alle domande dell’avvocata Alessia Pontenani in aula.

Alessia Pifferi “non è malata”, la perizia psichiatrica

Rispondendo alle domande dell’avvocata Pontenani, Pirfo ha precisato che l’alessitimia è un “sintomo, non una malattia” che non inquadra Alessia Pifferi in un contesto patologico.

Nella sua perizia, Pirfo parla piuttosto di un “un vetro che impedisce il passaggio di emozioni“, e proprio ciò descrive l’alessitimia che il professore attribuisce ad Alessia Pifferi.

Secondo la perizia di Elvezio Pirfo presentata al processo, Alessia Pifferi non sarebbe malata: la sua diagnosi è alessitimia

Nello specifico, il perito forense spiega che l’alessitimia “non configura di per sé una malattia” e nel caso di Alessia Pifferi è affiancata al “tratto della dipendenza” che “non configura automaticamente il disturbo”, piuttosto trova manifestazione nella “necessità del dover essere protetta”.

Entrambi sarebbero “elementi che hanno influito sul comportamento” sul quale la perizia interviene distinguendo in Alessia Pifferi la dimensione materna da quella della donna.

La dimensione materna

Elvezio Pirfo, rispondendo all’avvocata Pontenani, ha specificato di non aver “mai pensato di negare che la signora Pifferi avesse un istinto materno”, ma nella 38enne “prevale la dimensione della donna rispetto a quella della madre”.

Il perito ha negato la presenza di una disabilità intellettiva che in ogni caso il test di Wais – al quale Alessia Pifferi era stata sottoposta dalle due psicologhe ora indagate – non avrebbe potuto confermare.

Cos’è l’alessitimia

La alessitimia è una manifestata incapacità di identificare i sentimenti propri e altrui, anche di esprimerli attraverso la parola. La persona con alessitimia non è in grado riconoscere e comprendere le sue emozioni.

Nel caso di Alessia Pifferi, nello specifico, si parla dunque di assenza di empatia: la 38enne non sarebbe stata in grado di interpretare le proprie emozioni né di comprendere quali fossero quelle della figlia Diana.

Il consulente della difesa al processo, cos’ha detto

Marco Garbarini, psichiatra consulente della difesa, riferisce che la “qualità delle risposte” di Alessia Pifferi è la stessa di “un disco rotto” ed è dell’opinione che quello della 38enne sia un caso di “funzionamento assolutamente menomato” da collocarsi in un “disturbo dello sviluppo intellettivo”.

Pirfo, ricordiamo, è del parere contrario: Alessia Pifferi non è “disturbata”, piuttosto soffre di una carenza di empatia sia verso se stessa che verso gli altri.

Fonte foto: ANSA

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