Il caso di Alessia Pifferi si allarga ad altre due psicologhe oltre a quelle già indagate: i sospetti del pm
Il caso delle psicologhe di Alessia Pifferi potrebbe estendersi ad altre due colleghe: di cosa sono sospettate le professioniste
Il caso delle psicologhe dell’inchiesta parallela al processo di Alessia Pifferi potrebbe allargarsi. Altre due professioniste, infatti, sarebbero finite sotto la lente degli inquirenti con accuse analoghe, che interesserebbero soprattutto i documenti redatti in carcere. Gli accertamenti sono in corso.
- I sospetti su altre due psicologhe
- Una delle indagate lascia il lavoro in carcere
- Alessia Pifferi capace di intendere e volere
I sospetti su altre due psicologhe
Come già detto, il dettaglio sulle altre due psicologhe interessate è ancora oggetto di accertamenti. A riportare il caso, durante il processo, è anche il pm Francesco De Tommasi.
Secondo i sospetti, come riassume ‘TgCom24’, una delle psicologhe indagate avrebbe firmato la relazione finale nonostante non fosse presente durante i test. Una terza persona, al contrario, avrebbe partecipato ai test ma senza apporre la sua firma.
Nell’inchiesta parallela sulle psicologhe di Alessia Pifferi si aggiunge un altro caso oggetto di accertamenti: altre due professioniste sospettate
Infine, una quarta psicologa risultata esterna al carcere di San Vittore – dove si trova detenuta Alessia Pifferi – avrebbe revisionato la relazione finale apportando correzioni e modifiche.
Per questo e altri motivi lo psichiatra Elvezio Pirfo ha stabilito che il test eseguito in carcere non sarebbe attendibile.
Una delle indagate lascia il lavoro in carcere
Verso la fine di gennaio 2024 Paola Guerzoni, la psicologa indagata insieme alla collega Letizia Marazzi, ha deciso di lasciare il carcere presso il quale prestava servizio fino al momento delle indagini.
Guerzoni ha chiesto all’Asst di essere assegnata ad altri incarichi mentre il suo avvocato, Mirko Mazzali, riferisce che la sua assistita è da considerarsi “estranea a ogni illecito”.
Alessia Pifferi capace di intendere e volere
Il 26 febbraio 2024 lo psichiatra Elvezio Pirfo ha concluso la perizia psichiatrica dalla quale è emerso che Alessia Pifferi era capace di intendere e di volere quando ha lasciato sua figlia Diana morire di stenti nel suo appartamento per sei giorni.
Con questa perizia Alessia Pifferi, indagata per omicidio volontario aggravato, rischia la condanna all’ergastolo senza beneficiare di sconti dovuti a un vizio di mente non diagnosticato. Nello specifico, Pirfo ha dichiarato: “Non essendo dimostrabile né una disabilità intellettiva, né un disturbo psichiatrico maggiore né un grave disturbo di personalità, è possibile affermare che Alessia Pifferi al momento dei fatti per i quali è imputata era capace di intendere e di volere”.
La giovane mamma è dunque idonea a subire il processo.