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35enne di Brescia si fa installare cinque microchip sottopelle per pagare o aprire le porte

Un esperto di sicurezza informatica si è fatto impiantare sottopelle un microchip (il quinto), utilizzabile tramite un’app installata sullo smartphone

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Ubaldo Argenio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cultura, sport e cronaca, scrive anche di attualità, politica e spettacolo. Laureato in Scienze della Comunicazione, inizia a collaborare con testate locali di Benevento per poi passare a testate nazionali, per le quali si è occupato principalmente di approfondimenti sportivi e culturali. Lavora anche come editor.

Niente più contanti, carte, portafogli e neanche telefoni che si avvicinano alle casse o ai pos. Un 35enne della provincia di Brescia si è fatto installare sottopelle un microchip, con il quale può ora effettuare transazioni e pagamenti.

Un chip per i pagamenti

Mattia Coffetti, 35enne di Rodengo Saiano, in provincia di Brescia, esperto di sicurezza informatica, è il primo italiano ad essersi fatto impiantare un microchip sottopelle, con il quale poter effettuare pagamenti e transazioni.

“Lo uso per pagare e lo attivo tramite un’applicazione dello smartphone. È semplice da utilizzare, visto che lo ricarichi come una semplice PostePay e fai i tuoi pagamenti” ha detto Coffetti, intervistato dal Corriere di Brescia.

Mattia Coffetti, 35enne di Rodengo Saiano (Brescia) che si è fatto impiantare cinque microchip sottopelle

E per quanto ai più possa sembrare fantascienza, con chissà quali complessi giri da compiere per ottenere un chip del genere, il 35enne mette subito le cose in chiaro: “Li compro su internet. Poi ci sono dei centri autorizzati che collaborano con le aziende che li vendono e te li impiantano. Tipo un piercing”. E Mattia, di piercing simili, ne aveva già quattro.

Il primo microchip di Mattia Coffetti

Mattia Coffetti ha realizzato (o sta realizzando) quello che molte persone vorrebbero fare, ovvero sfruttare le scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive umane. Una “ideologia” che fa riferimento a quel movimento culturale noto come transumanesimo.

Anche se, per adesso, più che di esoscheletri o di impianti capaci di farci superare i limiti fisici del nostro corpo, i chip scelti da Mattia riguardano necessità più basilari e quotidiane: “Il primo che ho installato, il più utile, è un chip Nfc-rfid, che serve per aprire le porte, oppure una serranda”.

Una funzionalità che a molti può sembrare superflua, ma che in realtà non si limita a questo, come spiegato dallo stesso Coffetti, che ha iniziato il suo “processo” con il primo chip impiantato nel 2019: “Questo chip ha una doppia funzionalità: è possibile registrare i propri dati medici, la carta identità, il badge del lavoro e condividere, ad esempio, il proprio LinkedIn”.

Gli altri microchip impiantati

Il secondo chip che il 35enne bresciano si è fatto installare invece “è un dispositivo che può essere utilizzato, ad esempio, per l’autentificazione dei dati bancari”. Uno strumento che può avere la propria utilità, ma è lo stesso Mattia che chiarisce che non tutto ciò che ha deciso di aggiungere al suo corpo ha una funzionalità pratica.

Il terzo e il quarto microchip che Coffetti ha deciso di impiantarsi, difatti, hanno valenza più estetica che pratica: “Il terzo microchip è un magnete che attrae i metalli e permette, per esempio, di catturare le viti in modo da non perderle mentre si fa qualche lavoro; il quarto microchip è un led e se lo avvicini a una sorgente elettrica si illumina”.

E nonostante quello che si può pensare, i costi di questi apparecchi non sono affatto proibitivi: “Costano dagli 80 ai 100 euro, invece quello per scambiare dati e aprire porte intorno ai 150 euro e l’ultimo che ho installato, ovvero per effettuare i pagamenti, l’ho pagato 200 euro”.

Fonte foto: ANSA

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