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Vittorio Sgarbi dà le dimissioni da sottosegretario alla Cultura "con effetto immediato": la lettera a Meloni

Vittorio Sgarbi ha annunciato le proprie dimissioni "con effetto immediato" da sottosegretario alla Cultura del Governo Meloni: "Le scriverò una lettera"

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Simone Vazzana

GIORNALISTA

Giornalista professionista, è caporedattore di Virgilio Notizie. Ha lavorato per importanti testate e tv nazionali. Scrive di attualità, soprattutto di Politica, Esteri, Economia e Cronaca. Si occupa anche di data journalism e fact-checking.

Vittorio Sgarbi ha annunciato le proprie dimissioni da sottosegretario alla Cultura del Governo Meloni. Il critico d’arte, venerdì 2 febbraio, a margine di un evento a Milano ha dichiarato: “Mi dimetto con effetto immediato e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”. Ha aggiunto che le scriverà “una lettera“.

L’annuncio di Sgarbi sulle dimissioni

Vittorio Sgarbi ha scelto l’evento La ripartenza, liberi di pensare organizzato da Nicola Porro al Centro Congressi della Fondazione Cariplo di Milano per annunciare le sue dimissioni da sottosegretario alla Cultura del Governo Meloni: “Mi dimetto e lo faccio per voi“.

Il motivo delle dimissioni da sottosegretario alla Cultura

Vittorio Sgarbi ha spiegato il motivo della sua decisione dopo aver tenuto una lezione sulla storia dell’arte, precisamente su Michelangelo.

L’ormai ex sottosegretario ha dichiarato che “secondo l’avviso dell’Antitrust io non potrei parlare di arte per evitare il conflitto di interesse. E quindi vorrei annunciare qui le mie dimissioni da sottosegretario di Stato alla Cultura”.

La lettera dell’Antitrust ricevuta da Vittorio Sgarbi

Vittorio Sgarbi ha infatti spiegato di aver ricevuto una lettera dall’Antitrust, “molto complessa e confusa”.

L’Antitrust, secondo quanto riferito dall’ex sottosegretario, avrebbe comunicato di aver accolto “due lettere anonime, inviate dal ministro della Cultura” Gennaro Sangiuliano, “in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro”.

Giorgia Meloni e Vittorio Sgarbi

L’augurio di morte ai giornalisti di Report

Incalzato dai giornalisti presenti all’evento, Sgarbi ha poi risposto ad alcune domande in merito alle inchieste di Report e del Fatto Quotidiano, che lo hanno visto spesso assumere posizioni molto dure nei confronti dei giornalisti: “Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque”.

A chi gli chiedeva quale fosse, in seguito alla sue reazioni, l’immagine di lui che arriva all’estero, Sgarbi ha risposto: “Dobbiamo chiederlo all’estero. Il sottosegretario non ha rilasciato nessuna intervista quindi quelle erano immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole“.

Quanto agli auguri di morte rivolti ai giornalisti afferma: “Non rifarei l’intervista anche perché non l’ho fatta. E comunque il giornalista non morirà per questo”.

Sgarbi ha poi aggiunto: “Ritiro il mio augurio di morte, mi scuso di averlo pensato e non sono piuù neanche un sottosegretario. D’ora in avanti augurerò la morte senza essere responsabile di essere sottosegretario”.

E ancora: “Mi scuso con i giornalisti che si sentono in pericolo di morte, perché ho detto ‘Vorrei che tu morissi’ in una trasmissione che è stata particolarmente cruda, ma che era sostanzialmente una trasmissione con un’intervista non autorizzata, non voluta”.

A un certo punto, “non essendo un’intervista, io ho fatto imprecazioni che sono sembrate offensive anche a qualche giornalista”.

L’esultanza del M5S

Immediata la reazione del Movimento 5 Stelle, con gli esponenti della Commissione cultura alla Camera e al Senato che hanno firmato una nota in cui manifestano la loro soddisfazione per le dimissioni di Sgarbi: “Ce l’abbiamo fatta. Le dimissioni di Sgarbi con effetto immediato fanno tirare un sospiro di sollievo a tutto il Paese”.

“È il risultato concreto di tutti gli sforzi che il Movimento 5 Stelle ha messo in campo in questi mesi – prosegue il comunicato – rispetto a una delle questioni morali più eclatanti tra quelle che attanagliano il Governo. La nostra tenacia è stata premiata nonostante il tentativo di insabbiare il caso e di metterlo a tacere, ma davanti alla nostra determinazione non è bastato. Evidentemente Giorgia Meloni e il suo Governo non potevano reggere alla mozione presentata dal Movimento 5 Stelle e alla pressione mediatica anche internazionale che il suo caso ha suscitato. È un risultato che portiamo a casa in difesa del prestigio delle istituzioni e per l’immagine dell’Italia all’estero”.

Fonte foto: ANSA

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