Un mese di guerra tra Russia e Ucraina: quanti sono i morti tra i civili e cosa è successo fino a oggi
È passato un mese dall'inizio della guerra in Ucraina, con l'invasione del Paese da parte della Russia: quattro settimane di orrori contro i civili
È passato un mese dall’invasione dell’Ucraina. Quella che doveva essere una guerra lampo, almeno nei piani di Vladimir Putin, è iniziata infatti il 24 febbraio. Kiev resiste nonostante i bombardamenti incessanti che avrebbero ucciso quasi un migliaio di civili, tra cui 120 bambini. Anche se i numeri sono probabilmente stimati al ribasso, e bisognerà aspettare il cessate il fuoco per avere un’idea concreta dei danni subito dal Paese.
L’Ucraina fa sapere invece di aver ucciso 15 mila soldati russi e distrutto centinaia di velivoli e carri armati. Perdite ingenti causate da molte difficoltà che il Cremlino non aveva previsto. A iniziare dal blocco occidentale che si è schierato con Volodymyr Zelensky, fornendo armi e aiuti umanitari al Paese.
Prima settimana di guerra tra Russia e Ucraina: cosa è successo
Alle 4 del mattino del 24 febbraio le truppe russe invadono l’Ucraina mentre Vladimir Putin annuncia in tv una “operazione militare speciale” per “denazificare” e smilitarizzare il Paese. Le forze nemiche entrano a Kiev, da dove il presidente Volodymyr Zelensky annuncia: “Io resto qui”.
Iniziano a cadere i missili sulla capitale. Sul territorio ucraino ci sarebbero più di 100 mila russi. I Paesi europei annunciano l’invio di aiuti militari e l’Occidente implementa nuove sanzioni contro la Russia. È il 27 febbraio quando Vladimir Putin inizia a parlare di guerra nucleare. Lo stesso giorno Ursula von Der Leyen, presidente della Commissione europea, dichiara che l’Ue invierà armi in Ucraina e apre all’ingresso del Paese.
Il 28 febbraio avvengono a Gomel, in Bielorussia, i primi negoziati tra le delegazioni di Mosca e di Kiev. Kherson cade sotto le bombe dei russi, che ne prendono il controllo. Volodymyr Zelensky chiede nuovi aiuti e dichiara al Parlamento Ue che “Vladimir Putin uccide i bambini”. A una settimana dall’inizio dell’invasioni, si contano centinaia di civili, migliaia di sfollati che vivono nella metro e fuggono ai confini.
Seconda settimana di guerra tra Russia e Ucraina: cosa è successo
Il 4 marzo i militari russi prendono il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande in Europa. Paura nella notte per l’incendio che divampa nello stabilimento dopo la caduta di missili russi. Inizia l’assedio di Mariupol. Falliscono i corridoi umanitari e l’evacuazione della città. I media internazionali lasciano la Russia. Il 6 marzo si contano più di un milione di rifugiati solo in Polonia.
Mosca approva una lista di Paesi “ostili”, tra cui l’Italia. Inizia l’esodo delle grandi multinazionali dalla Russia, da McDonald’s a Coca Cola. Il 9 marzo viene bombardato l’ospedale pediatrico di Mariupol. I ministri degli Esteri di Russia e Ucraina, Sergey Lavrov e Dmytro Kuleba, si incontrano in Turchia, ma i negoziati non vanno a buon fine.
Terza settimana di guerra tra Russia e Ucraina: cosa è successo
Continuano i bombardamenti a Kiev, Mykolaiv e Leopoli, viene rapito il sindaco di Melitopol, Mariupol è circondata dall’esercito russo. Il 14 marzo a Roma si incontrano Usa e Cina, rappresentati da Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza Nazionale, e Yang Jiechi, capo della diplomazia del Partito Comunista. Il 16 marzo cadono le bombe sul teatro di Mariupol, convertito in rifugio, con oltre 1.000 persone al suo interno.
Mentre la terza settimana di guerra in Ucraina volge al termine, il Pentagono fa sapere che l’esercito russo avrebbe lanciato oltre un migliaio di missili sul Paese.
Città ucraina devastata dai bombardamenti della Russia.
Quarta settimana di guerra tra Russia e Ucraina: cosa è successo
Le bombe continuano a cadere sulle principali città, colpendo obiettivi civili. Come una scuola a Mariupol, città strategica per le due fazioni, e un centro commerciale a Kiev. Emergono nuovi orrori commessi dai soldati russi. Kiev denuncia stupri e uccisioni delle donne ucraine. Il 22 marzo, in collegamento con Montecitorio, Volodymyr Zelensky chiede ancora nuovi aiuti all’Italia.
Vengono bombardati ponti a Chernihiv e Kiev, cruciali per portare aiuti umanitari ed effettuare le operazioni di evacuazione. Secondo le stime ufficiali dell’Onu, a un mese dall’inizio della guerra si contano quasi mille vittime civili, ma potrebbero essere molte di più, di cui un centinaio di bambini, e oltre 3 milioni e mezzo di rifugiati.