"Immaginate Genova come Mariupol". Perché Zelensky ha paragonato le due città nel discorso al Parlamento
Il presidente Zelensky, in un passaggio chiave del discorso al parlamento italiano, ha fatto un parallelo tra Genova e Mariupol
Una standing ovation dei parlamentari italiani ha accolto l’apparizione in diretta proiettata sui video dell’Aula della Camera del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Al netto dei “disertori”, il numero uno di Kiev è stato omaggiato con un caloroso saluto da parte degli onorevoli. Uno dei passaggi chiave del discorso del leader è stato quello del paragone tra Mariupol, città ucraina devastata dai bombardamenti russi, e Genova.
“L’invasione russa sta distruggendo le famiglie. La guerra continua a devastare citta ucraine, alcune sono completamente distrutte come Mariupol, che aveva mezzo milione di abitanti come Genova. Immaginate Genova completamente bruciata, dove gli spari non smettono neppure un minuto; immaginate da Genova la fuga di persone che scappano in pullman per stare al sicuro”. Così Zelensky
E ancora: “Il nostro popolo è diventato esercito” quando ha visto “il male che porta il nemico, quanta devastazione lascia, quanto spargimento di sangue”. Il discorso del presidente ucraino è durato dodici minuti e alla fine ha raccolto una unanime standing ovation del Parlamento. “L’Italia non intende girarsi dall’altra parte”, ha assicurato Draghi.
Standing ovation per Zelenky
Perché il presidente ucraino ha parlato di Genova e Mariupol: il confronto
Perché Zelensky ha citato proprio Genova come termine di paragone con Mariupol? Perché entrambe le città sono due snodi cruciali portuali e punti di riferimento per il commercio marittimo. Non solo: Mariupol, prima che venisse rasa al suolo dall’artiglieria russa, aveva quasi gli stessi abitanti del capoluogo ligure, che conta circa 560 mila residenti.
Ma, soprattutto, Genova (che è Medaglia d’oro della Resistenza) è stata la prima città durante la Seconda guerra mondiale a sperimentare distruzioni indiscriminate per fiaccare il morale degli abitanti.
Nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 1942 sono state sganciate 179 tonnellate di ordigni esplosivi e spezzoni incendiari. Hanno devastato il centro storico. La notte seguente una folla incontrollata corre disordinatamente verso la Galleria delle Grazie, per rifugiarsi: muoiono 354 persone, tra quelle schiacciate e quelle soffocate.
Ancora bombe a novembre dello stesso anno: le 6 incursioni totali raccontano di 7.683 abitazioni danneggiate, di cui oltre 3 mila distrutte o inagibili. Il dato sui morti, sottostimato, si assesta a 451.
L’anno successivo, tra il 7 e l’8 agosto 1943, vengono sganciate altre bombe: perde la vita un centinaio di persone.
Mario Draghi dopo il discorso di Zelensky: “L’Ucraina difende anche la nostra sicurezza, la vogliamo nell’Ue”
“A nome del governo e mio personale voglio ringraziare il presidente Zelensky per la sua straordinaria testimonianza”. Così il premier Mario Draghi dopo l’intervento in Parlamento del numero uno di Kiev.
“La resistenza di tutti i luoghi dove si abbatte la ferocia del presidente Putin è eroica – ha aggiunto l’ex numero uno della Bce -. L’Ucraina non difende solo se stessa, ma la nostra pace, la nostra sicurezza”. “L’Italia vi è profondamente grata. L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione europea”, ha concluso il presidente del Consiglio.