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Tupperware in bancarotta, debiti per miliardi di dollari: procedura fallimentare, lavoratori a rischio

Tupperware in bancarotta: è stata avviata la procedura di fallimento per la multinazionale statunitense che produce contenitori per gli alimenti

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Ubaldo Argenio

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di cultura, sport e cronaca, scrive anche di attualità, politica e spettacolo. Laureato in Scienze della Comunicazione, inizia a collaborare con testate locali di Benevento per poi passare a testate nazionali, per le quali si è occupato principalmente di approfondimenti sportivi e culturali. Lavora anche come editor.

La nota multinazionale statunitense Tupperware, famosa principalmente per la produzione di contenitori in plastica per gli alimenti, ha dichiarato la bancarotta a causa di un costante calo delle vendite dovuto al periodo post-pandemia e alla voglia dei consumatori di “liberarsi dalla dipendenza dalla plastica”.

Tupperware dichiara bancarotta

Nulla da fare per Tupperware: dopo diversi semestri segnati da un continuo calo delle vendite, il noto marchio statunitense ha definitivamente dichiarato bancarotta.

L’azienda famosa in tutto il mondo per la produzione di contenitori in plastica per la conservazione degli alimenti ha dichiarato che chiederà l’autorizzazione del tribunale per avviare la vendita dell’attività, nonostante intenda continuare a operare.

Laurie Ann Goldman, SEO di Tupperware, multinazionale statunitense che ha dichiarato bancarotta

Già lo scorso anno l’azienda aveva avvertito che sarebbe andata verso la bancarotta senza una drastica inversione di tendenza nelle vendite, che però non è arrivata. Quando la notizia della pianificazione della dichiarazione di bancarotta è diventata pubblica, la scorsa settimana, le azioni della società sono crollate di oltre il 50%.

Il calo delle vendite

Come spiegato in una dichiarazione agli investitori da Laurie Ann Goldman, amministratore delegato di Tupperware, “negli ultimi anni, la situazione finanziaria dell’azienda è stata gravemente influenzata dal difficile contesto macroeconomico”.

Più dura la dichiarazione del responsabile finanziario e dei mercati presso Hargreaves Lansdown, Susannah Streeter, per la quale “per Tupperware la festa è finita da un po’”.

“I cambiamenti nel comportamento degli acquirenti hanno fatto sì che i contenitori passassero di moda – ha chiarito la Streeter – poiché i consumatori hanno iniziato a liberarsi dalla dipendenza dalla plastica e a trovare modi più rispettosi dell’ambiente per conservare gli alimenti”.

Il crollo post-pandemia

Nonostante ad aggravare la situazione finanziare dell’azienda ci siano stati i “gravi intoppi” nella rendicontazione di Tupperware, tra cui la dichiarazione errata dei risultati nel 2021 e nel 2022, è innegabile che dopo un breve aumento delle vendite durante la pandemia, dovuto al fatto che più persone cucinavano in casa, l’azienda ha visto la domanda continuare a calare.

L’azienda, fondata nel 1946 da Earl Tupper (che brevettò la chiusura ermetica flessibile dei contenitori) ed esplosa già nei primi anni Cinquanta, ha anche provato a rinnovarsi in questi anni, producendo utensili per la cucina e articoli in polietilene e polipropilene per la casa e il tempo libero e provando anche a riposizionarsi verso un pubblico più giovane, ma senza successo.

Nonostante il crollo finanziario e la prossima chiusura, Tupperware è ancora oggi un marchio molto famoso, venduto in 70 paesi in tutto il mondo. Nonostante la presenza di circa 5.500 dipendenti in 41 Paesi e più di 460.000 consulenti sparsi per il globo, i cui lavori sono ora a rischio, l’azienda ha affermato di avere debiti per 1,2 miliardi di dollari.

Fonte foto: iStock

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