Tunisia restituisce i soldi all'Unione europea per bloccare le partenze dei migranti: "Non vogliamo elemosina"
La Tunisia ha rispedito all’Unione Europea i 60 milioni di euro di aiuti del “memorandum d'intesa”. Per il presidente Saied l’offerta è una elemosina
Offerta rispedita al mittente. È quanto avvenuto tra l’Unione Europea e la Tunisia, con il versamento necessario perché il governo tunisino blocchi le partenze dei migranti considerato insufficiente dal presidente Kaïs Saïed, che ha definito i 60 milioni giunti dall’UE una “elemosina”.
- L’offerta rifiutata dalla Tunisia
- Un’offerta insufficiente
- Rapporti tesi tra Tunisia e Unione Europea
L’offerta rifiutata dalla Tunisia
“La Tunisia, che accetta la cooperazione, non accetta niente che assomigli all’elemosina o a favori speciali, perché il nostro paese e il nostro popolo non vogliono la pietà e non la accettano quando è espressa senza rispetto”. È quanto affermato dal presidente della Repubblica Tunisina, Kaïs Saïed, dopo aver ricevuto il primo versamento giunto dall’Unione Europea.
60 milioni di euro, versati nell’ambito del “memorandum d’intesa” firmato tra le due parti, con il quale l’UE aveva annunciato il trasferimento di 127 milioni di euro verso il Paese africano, con la promessa di un maggiore impegno tunisino nel blocco delle partenze dei migranti.
Le proteste del governo tunisino sono però arrivate in seguito alla notizia che questo primo versamento non è in realtà parte del memorandum, ma sarebbero fondi riconvertiti da un precedente accordo del 2021 per contrastare l’epidemia da coronavirus, in realtà mai versati dall’UE.
Un’offerta insufficiente
Il memorandum siglato tra le due parti prevedeva un iniziale stanziamento di 105 milioni di euro per la gestione dei flussi migratori, ai quali si sarebbero aggiunti altri 150 milioni per favorire la ripresa dell’economia tunisina, investita da una grave crisi.
I 60 milioni di euro giunti però, oltre a non far parte dell’accordo in questione, sono stati definiti insufficienti dal presidente Saïed, per il quale l’offerta dell’Unione Europea è “derisoria”.
Una linea confermata anche dal ministro degli Esteri tunisino, Nabil Ammar: “Questi soldi risalgono ai tempi del Covid-19 e non ci erano arrivati, oggi li stanno sborsando per il 2023 e il sostegno al bilancio dello Stato, quindi li abbiamo restituiti”. Un’affermazione che si conclude con una minaccia neanche troppo velata all’UE: “Li abbiamo messi in guardia contro la politica di inganno e la pubblicazione di corrispondenza confidenziale”.
Rapporti tesi tra Tunisia e Unione Europea
Dal lato europeo una dichiarazione era già arrivata dal commissario all’Allargamento e al Vicinato, Olivér Várhelyi, che aveva richiesto la restituzione dei fondi non voluti, chiarendo che “l’attuazione del Memorandum proseguirà quando la Tunisia tornerà allo spirito del nostro partenariato strategico basato sul rispetto reciproco”.
I soldi però, come affermato dal ministro Ammar, sarebbero stati restituiti con un versamento già lo scorso 9 ottobre: “Abbiamo restituito i 60 milioni di euro ricevuti. La decisione è stata presa perché questo metodo viola la nostra dignità e ci mette di fronte ad un fatto compiuto sul quale non siamo stati nemmeno consultati”.
E nonostante la minaccia pubblica all’Unione Europea di rivelare “informazioni che non sono nel loro interesse”, da Bruxelles non sono poche le voci secondo le quali quello del presidente Saïed non è altro che un gioco di forza per poter chiedere ancora più fondi all’UE.