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CRONACA NERA

Torture nel carcere di Biella, sospesi 23 agenti della polizia penitenziaria: detenuti picchiati e umiliati

Ventitre agenti della polizia penitenziaria del carcere di Biella sono stati sospesi dal servizio con l'accusa di torture di Stato verso tre detenuti

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Giuseppe Pastore

GIORNALISTA

Giornalista professionista, si occupa di attualità e politica parlamentare seguendo i lavori di Camera e Senato. Laureato in Giurisprudenza, muove i primi passi nel giornalismo scrivendo di cronaca e politica in Puglia per poi collaborare con alcune testate nazionali.

Detenuti picchiati e umiliati nel carcere di Biella dove 23 agenti della polizia penitenziaria sono stati sospesi con l’accusa di tortura di Stato. Quello che si consumava nella casa circondariale piemontese era un “metodo punitivo“, secondo la Procura che ha condotto le indagini partite il 3 agosto del 2022. Tutto era iniziato con una denuncia presentata dal vice comandante pro tempore contro una persona detenuta per minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale. Adesso però da quella denuncia è scaturito ben altro, rivelando un sistema raccapricciante di “torture” nel carcere di Biella che ha portato all’applicazione delle 23 misure cautelari interdittive su ordine del giudice per le indagini preliminari.

Le indagini sugli agenti del carcere di Biella

Le indagini sono partite ad agosto 2022. All’epoca la notizia di reato su cui si indagava era quella di minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale.

L’ipotesi di reato era stata oggetto di una denuncia da parte del vice comandante pro tempore del carcere di Biella contro un detenuto.

Il luogo in cui si trova il carcere dove sarebbero state consumate le violenze 

Secondo quanto emerso, le presunte minacce subite avevano portato alla necessità di utilizzare del nastro adesivo per contenere l’irruenza del detenuto nonostante questo fosse già ammanettato.

Da lì sono partite le indagini da cui, però, sarebbe emerso che quel dettaglio era rivelatore di una serie di atti di violenza perpetrati all’interno del carcere di Biella.

Schiaffi, calci e pugni contro tre detenuti

Il lavoro degli investigatori, infatti, ha portato a ritenere che il vice comandante e alcuni agenti avrebbero tenuto quegli atteggiamenti in altre occasioni ai danni di altri due detenuti.

A questo punto la Procura ha sentito le tre vittime i cui racconti non solo collimavano, ma erano anche confermati da immagini delle telecamere di videosorveglianza e da referti medici.

Secondo gli inquirenti, infatti, i detenuti sarebbero stati colpiti con schiaffi, calci e pugni. Il tutto mentre erano nudi e in manette.

A tal proposito la Procura di Biella ha parlato di un “clima di generale sopraffazione” a capo del quale c’era il vice commissario con “la complicità o la connivenza di altri agenti”.

Il reato di tortura di Stato per le lesioni ai detenuti

Dal quadro emerso, quindi, la Procura di Biella ha ipotizzato il reato di falso ideologico a carico del vice comandante in riferimento alla sua denuncia.

Ma le lesioni provocate ai detenuti e la dinamica dei fatti hanno portato i pm a contestare il reato di tortura di Stato.

Il fatto che i detenuti fossero picchiati e – nonostante ammanettati – venissero bloccati con del nastro adesivo configurerebbe un’ipotesi di “trattamento inumano e degradante“, secondo le conclusioni della Procura.

Una drammatica vicenda che riporta alla mente i pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Fonte foto: istock - KuntalSaha

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