Monica Cirinnà, pioggia di critiche per lo slogan
Il cartello non è stato apprezzato né dagli esponenti di destra né di sinistra
Piovono critiche su Monica Cirinnà, senatrice Pd e promotrice della legge sulle unioni civili. Alla manifestazione per la Festa della donna ha mostrato un cartello con su scritto uno slogan tradizionalmente legato al fascismo: “Dio, Patria e Famiglia“. Con l’aggiunta della scritta: “Che vita de me…“.
Secondo quanto riportato da Vanity Fair, l’episodio avrebbe diviso le opinioni non solo fra destra e sinistra, ma anche all’interno della sinistra stessa. C’è infatti chi sostiene che l’utilizzo dello slogan fascista a una manifestazione a favore della donna sia fuori luogo; in particolare, non è stata apprezzata la denigrazione dei valori di religione, patria e famiglia.
Lo scopo di Monica Cirinnà, che in molti non hanno colto, sarebbe stato quello di denunciare “il riciclo di uno slogan fascista, criticando chi di quei tre concetti si fa scudo per creare un clima di discriminazione, oscurantismo e regressione culturale. Ne rivendico il senso autentico, cioè la denuncia della strumentalizzazione di quei tre concetti da parte di chi vuole riportarci al Medioevo”.
Su Facebook Monica Cirinnà ha scritto: “Oggi marciamo anche contro chi ci vorrebbe angeli del focolare e non autodeterminate. Come il ddl Pillon che minaccia i diritti conquistati dalle donne con anni di battaglie”. E intervistata da Repubblica circa le critiche ricevute per il cartello, ha risposto così: “Non ho il dono della fede, ma rispetto profondamente tutti i credenti”. “Sono una rappresentante del popolo italiano e credo che patria sia la comunità delle persone libere ed eguali, inclusiva accogliente solidale. Riconosco la bellezza della famiglia, tanto da aver lavorato per riconoscere tutte le famiglie di questo Paese”.
Immancabile il tweet di Matteo Salvini, con una foto collage di Cirinnà, Renzi, Zingaretti e Martina. E il commento: “Contenti loro… Buona domenica Amici”. Anche dalla sinistra giungono reazioni negative; in particolare si è fatta sentire la voce di Carlo Calenda, di cui Vanity Fair ha riportato le considerazioni: “Vogliamo combattere il nazionalismo becero? Facciamolo in modo intelligente non cadendo nei luoghi comuni opposti ugualmente superficiali. Patriottismo inclusivo, laicità ma non secolarizzazione, famiglia moderna non solitudine”.