Tonno adulterato che ha provocato gravi intossicazioni in serie: le intercettazioni di chi sapeva
Le intercettazioni di chi sapeva della commecializzazione del pesce adulterato
Le indagini dei carabinieri del Nas hanno scoperto che la società che certificava la qualità del tonno pinna gialla dava l’ok a mettere in commercio prodotti nonostante evidenti alterazioni. Il pesce veniva quindi venduto al pubblico da due aziende ittiche di Bisceglie, nella Bat, e da altrettante da Avellino. In totale sono scattati 11 arresti.
- Intercettazioni: "Nessuno ci ha lasciato le penne per grazia del Signore"
- Intossicazioni in serie
- Gli arresti
Intercettazioni: “Nessuno ci ha lasciato le penne per grazia del Signore”
“Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore. Non mangiare il pesce crudo. Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male”. Questa una delle intercettazioni dei dirigenti e dipendinti coinvolti nelle indagini. E ancora: “Ho sistemato pure le analisi dei pericoli, però ora dobbiamo fare le analisi a supporto in modo che se la settimana prossima a questi gli gira per la testa di vedere pure questa parte, almeno teoricamente non ci dovrebbero essere problemi”.
Le aziende finite sotto la lente di ingrandimento, secondo gli investigatori, avrebbero messo in commercio “ingenti quantitativi di salmone congelato, venduto come fresco, di preparati a base di pesce, lavorate presso un’altra azienda, utilizzando prodotti ittici scaduti, mentre, in un caso, anche una partita di tonno in stato di alterazione e pericolosa per la salute, perché contaminata con alti livelli di istamina”, cioè un composto che, se mangiato in grossi quantitativi, “può provocare gravi reazioni, simili a quelli di un’allergia alimentare”.
Intossicazioni in serie
Non a caso il pesce, ingerito da clienti totalmente ignari della situazione, ha portato a intossicazioni in serie in Puglia e anche in altre regioni: a essere colpita, ad esempio, un’intera famiglia di Pezze di Greco (Brindisi), finita in ospedale dopo aver mangiato il tonno pinna gialla comprato a Bisceglie. Tonno che avrebbe dovuto essere fresco.
Ai due figli di 10 e 11 anni fu diagnosticata una severa intossicazione alimentare. Medesima situazione si è verificata a Firenze, in zone della Liguria, a Benevento, nella stessa Bisceglie, a Bitonto (Bari), a Pescara e a Teramo.
Gli arresti
A far partire le indagini sono state proprio le intossicazioni registrate in Puglia a partire dal 2021. Il lavoro degli inquirenti ha portato ad undici arresti. Nell’ambito dell’inchiesta Albacares, dal nome del tonno commercializzato, la Procura di Trani ha chiesto e ottenuto dal gip il carcere per cinque persone: tre sono i vertici della Ittica Zu Pietro Srl e della Izp Processing di Bisceglie, due della Innovario Srl e Studio Summit di Avellino.
Ad altre sei persone sono stati inflitti i domiciliari, per altre sette è stato disposto l’obbligo di dimora. L’accusa, a vario titolo, è di associazione per delinquere finalizzata all’adulterazione di sostanze alimentari, frode nell’esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Agli indagati sono stati sequestrati beni per 5,2 milioni di euro. Il procuratore di Trani Renato Nitti ha spiegato che dalle indagini è emersa “la piena consapevolezza da parte degli indagati di ciò che stava accadendo”,