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Rivalutazione pensioni, nuovi cambiamenti in arrivo: ecco a chi spetteranno gli aumenti (e chi ci rimette)

L'emendamento del governo prevede una revisione del meccanismo di rivalutazione delle pensioni: a rimetterci saranno i percettori degli assegni più alti

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Antonio Cardarelli

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione alla Sapienza e master in Giornalismo Digitale alla Pul di Roma, è giornalista professionista dal 2007. Ha lavorato come redattore in diversi quotidiani locali e, successivamente, ha ricoperto lo stesso ruolo per siti di informazione nazionali, per i quali ha anche seguito i canali social.

Il governo cerca di accelerare i tempi per l’approvazione della manovra e la rivalutazione delle pensioni è uno dei temi ancora sul tavolo. Tra gli emendamenti in fase di approvazione uno è dedicato proprio alla rivalutazione delle pensioni legato a due temi: la pensione minima e il meccanismo di perequazione degli assegni, che a partire dal primo gennaio sostituirà il meccanismo attuale basato su 3 fasce.

Rivalutazione delle pensioni, assegni minimi a 600 euro per il 2023

Sul tema delle pensioni minime l’emendamento proposto dal governo prevede un aumento a 600 euro mensili solo per gli over 75 e, al momento, solo per il 2023. Più articolata, invece, la proposta che riguarda la rivalutazione delle pensioni.

In questo caso la proposta del governo prevede l’adeguamento pieno, cioè al 100% dell’inflazione, per gli assegni fino a 4 volte il minimo, ovvero quelli che arrivano fino a 2.100 euro al mese. Per questi pensionati l’aumento sarà di 153 euro al mese (lordi).

Come funziona il nuovo meccanismo per la rivalutazione delle pensioni

Gli assegni che invece superano di 4 volte il minimo, quindi superiori a 2.100 euro mensili lordi, verranno rivalutati in base a diverse fasce. Per gli importi fino a 5 volte il minimo (2.626 euro lordi al mese) la perequazione sale all’85%, quindi con un aumento di circa 162 euro.

Per gli importi fino a 6 volte il minimo (3.150 euro) la rivalutazione sarà invece diminuita dal 55% al 53%, circa 4 euro in meno.

In calo anche la rivalutazione per la fascia fino a 8 volte il minimo (4.200 euro), che passa dal 50% al 47%, quindi con una perdita di 9 euro.

La premier Giorgia Meloni insieme al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti

Rivalutazione delle pensioni, a rimetterci sono gli assegni più alti

Il meccanismo di perequazione all’inflazione che il governo vuole introdurre prevede un calo ulteriore per gli assegni più sostanziosi. Nel complesso sono sei le fasce, al posto delle tre attualmente in vigore.

Per gli assegni fino a 10 volte il minimo (5.250 euro al mese) la rivalutazione scende dal 40% al 37%, con una contrazione aggiuntiva rispetto alla fascia precedente di 11 euro.

Infine, per gli assegni che superano oltre le 10 volte il minimo la rivalutazione scende dal 35% al 32%, quindi con una perdita ulteriore di 11 euro al mese.

La prima versione inserita in manovra sulla rivalutazione delle pensioni prevedeva: 100% per le pensioni fino a 4 volte il minimo (2.100 euro); 80% fino a 5 volte il minimo (2.626 euro); 55% per quelle tra 5 e 6 volte il minimo (3.150 euro); 50% tra 6 e 8 volte il minimo (4.200 euro); 40% tra 8 e 10 volte il minimo (5.250 euro); 35% per le pensioni superiori a 10 volte il minimo.

Fonte foto: ANSA

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