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Report, sentenza del Tar sulle fonti: la replica di Rai e Ranucci

La trasmissione Report condotta da Sigfrido Ranucci torna al centro delle polemiche per una sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Il Tar del Lazio ha emesso una sentenza ordinando alla trasmissione Report di rivelare le sue fonti per un’inchiesta sugli appalti lombardi, accogliendo l’esposto di un avvocato milanese citato nel servizio andato in onda sulla Rai. L’azienda ha fatto sapere che farà ricorso al Consiglio di Stato.

Il conduttore Sigfrido Ranucci ha dichiarato all’Ansa che Report “non rivelerà le sue fonti“, e la direzione di Rai 3 si è schierata con i propri giornalisti.

“Siamo di fronte a un attacco agli ultimi presìdi del giornalismo d’inchiesta. Il rischio è che a Report non scriva più nessuno. Sono 78 mila le segnalazioni che riceviamo tra un ciclo e l’altro della trasmissione”, ha aggiunto.

La sentenza, secondo i dirigenti Rai, sarebbe infatti “un precedente gravissimo, un attacco all’indipendenza e all’autonomia dell’informazione”.

Report, sentenza del Tar sulle fonti: politica divisa

La notizia ha diviso il mondo della politica. Massimo Capitanio, capogruppo della Lega in Vigilanza Rai, ha accusato l’azienda e la trasmissione di “stucchevole vittimismo“, invitando la Rai a rispettare le sentenze.

Il leader del Pd ha invece difeso i giornalisti. “Le sentenze si rispettano sempre. Ma questa del Tar sulle fonti di Report lascia davvero perplessi. Non vedo come possa resistere agli ulteriori gradi di giudizio”, ha scritto sui social.

Primo Di Nicola, vicepresidente della Vigilanza Rai in quota Movimento 5 Stelle, ha dichiarato che la sentenza “crea un pericolosissimo precedente che mette in discussione la segretezza delle fonti giornalistiche e con essa la libertà di stampa“.

Report, sentenza del Tar sulle fonti: cosa dice

Nella sentenza del Tar del Lazio la Rai viene assimilata alla Pubblica amministrazione, e vengono imposte all’azienda di Viale Mazzini le stesse regole di trasparenza.

” I giornalisti che fanno informazione in Rai non possono essere paragonati ai funzionari della pubblica amministrazione”, hanno fatto sapere i vertici dei sindacati dell’informazione Fsni e Usigrai.

“Le norme sull’accesso agli atti devono soccombere di fronte al diritto e dovere del giornalista di tutelare le proprie fonti. Altrimenti nei fatti si azzererebbe qualunque possibilità per i giornalisti Rai di fare il proprio lavoro”, hanno sottolineato ancora i sindacati.

In particolare i cronisti Rai si troverebbero impossibilitati a  “fare giornalismo investigativo, così come nei doveri del Contratto di servizio”.

Report, sentenza del Tar: il servizio incriminato

Il servizio di Report per cui è stata emessa la sentenza del Tar, intitolato “Vassalli, valvassori e valvassini“, firmato da Giorgio Mottola, riguarda gli appalti pubblici in Lombardia.

La denuncia è stata fatta dallo studio legale di Andrea Mascetti, che dopo la messa in onda aveva parlato di “un quadro fuorviante della realtà”, sottolineando di non aver fatto “alcuna consulenza con il presidente Attilio Fontana“.

L’avvocato aveva richiesto i documenti utilizzati per produrre il servizio, ma la Rai non li aveva forniti perché protetti dal diritto al segreto professionale.

Report, sentenza del Tar sulle fonti: cosa succede ora

Se il ricorso dell’azienda al Consiglio di Stato non dovesse avere successo, la Rai potrà rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, che di recente ha sottolineato l’importanza del diritto dei cronisti di tutelare le proprie fonti, come annunciato da Sigfrido Ranucci.

Report è recentemente finito in un’altra bufera politica, a causa del servizio sull’incontro tra Matteo Renzi e Marco Mancini in autogrill, per cui è stata presentata anche un’interrogazione parlamentare.

Fonte foto: ANSA

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