Qatar 2022, i lati oscuri del Mondiale: corruzione, operai morti, condizione femminile e diritti LGBT+
Al via Qatar 2022, ma le polemiche sui diritti civili, sul rispetto della comunità LGBT+ e le accuse di corruzione gettano un'ombra sul Mondiale
Il mondiale in Qatar è già stato ribattezzato il più controverso di sempre. L’attenzione dei media di tutto il mondo, e di miliardi di tifosi, sarà concentrata sul piccolo ma ricchissimo stato della penisola araba. Ma fino alla vigilia della partita inaugurale tra Qatar ed Ecuador – in programma il 20 novembre alle 17,30 italiane – le cose a livello di immagine per lo sceicco di Doha non sono andate affatto bene.
- Qatar 2022, le inchieste sulla corruzione dei delegati Fifa
- Presunto accordo Francia-Qatar per il voto
- Qatar 2022, sei stadi costruiti in soli 12 anni
- Condizioni di lavoro impossibili per gli operai
- La denuncia: 6.500 operai morti per gli stadi di Qatar 2022
- La condizione delle donne in Qatar
- In Qatar l'omosessualità è considerata un reato
- La posizione della Fifa sulle polemiche contro il Qatar
Qatar 2022, le inchieste sulla corruzione dei delegati Fifa
Il nodo dei diritti umani è sicuramente quello più citato dai detrattori del Mondiale 2022 in Qatar. Tuttavia, le ombre sul primo campionato mondiale di calcio che si giocherà in autunno – con tutti i campionati nazionali costretti a un’insolita pausa – partono da lontano.
L’assegnazione decisa dalla Fifa, allora presieduta da Sepp Blatter, sollevò un vespaio di polemiche oltre a un’inchiesta giudiziaria per corruzione. Nel 2020 il Dipartimento di Giustizia Usa – Paese battuto dal Qatar nella corsa per l’assegnazione del Mondiale 2022 – ha formalizzato un atto di accusa nei confronti di diversi dirigenti che avrebbero intascato denaro in cambio del voto per il Qatar.
Presunto accordo Francia-Qatar per il voto
La vicenda è stata ricostruita anche dalla trasmissione di Rai Tre Report, nella puntata del 14 novembre, e riguarda anche l’assegnazione del Mondiale del 2018 che si è disputato in Russia. Lo scandalo relativo all’assegnazione di questi due mondiali, esploso nel 2015, portò alle dimissioni di Sepp Blatter.
Un’altra indagine, condotta dalla procura di Parigi, ha invece ricostruito le pressioni subite dall’allora presidente Uefa Michel Platini durante un incontro con il presidente francese Nicholas Sarkozy e un alto dirigente qatariota. Il presunto scambio concordato all’Eliseo avrebbe riguardato l’acquisto di armi prodotte in Francia da parte del Qatar e l’investimento dello sceicco nel Paris Saint Germain.
Qatar 2022, sei stadi costruiti in soli 12 anni
L’altra questione scottante riguardante il Mondiale 2022 è quella del rispetto dei diritti dei lavoratori. Il Qatar conta una popolazione totale di 2,5 milioni di persone, di cui meno di 300mila cittadini qatarioti: la presenza di lavoratori stranieri, dunque, è massiccia. Le risorse economiche non sono un problema, se si pensa che il Qatar può contare sul più grande giacimento di gas naturale al mondo (il South Pars, condiviso con l’Iran), è il terzo Paese per riserve di gas e il solo fondo sovrano vale oltre 400 miliardi di dollari.
Lo sforzo compiuto dal Paese arabo per ospitare il Mondiale è stato enorme, probabilmente insostenibile per qualsiasi altra nazione al mondo. Sei stadi sugli otto che ospiteranno le partite sono stati costruiti ex novo per un costo di circa 220 miliardi di dollari, senza contare la costruzione delle infrastrutture necessarie ad ospitare un evento di questa portata. Tutto questo è stato fatto in soli 12 anni, grazie allo sforzo di 30mila operai arrivati da Bangladesh, India, Nepal e Filippine.
Condizioni di lavoro impossibili per gli operai
Senza dimenticare l’impatto ambientale delle nuove costruzioni (solo uno stadio verrà smontato) a scatenare l’indignazione è stato il conto delle vittime tra gli operai impegnati nella realizzazione degli impianti. Prima di passare ai numeri (contesi) è bene ricordare che in Qatar le temperature raggiungono anche i 50 gradi (motivo per cui non si è giocato in estate come al solito) e quindi le condizioni dei lavoratori erano estremamente complicate.
La prima denuncia sulle condizioni degli operai è arrivata nel 2016 da Amnesty International, secondo cui i lavoratori erano alloggiati in case squallide, subivano trattenute dallo stipendio e avevano subito la confisca del passaporto. Nonostante qualche miglioramento dopo questa denuncia, nel 2021 Human Rights Watch ha denunciato come molti di questi operai siano stati costretti a lavorare col sistema della “kafala”, in pratica una sponsorizzazione del datore di lavoro che impediva agli operai di lasciare il Paese senza l’approvazione di quest’ultimo.
La denuncia: 6.500 operai morti per gli stadi di Qatar 2022
Secondo quanto riportato dal Guardian, gli operai morti in 12 anni nella costruzione di stadi e infrastrutture per il Mondiale 2022 sarebbero 6.500. Un dato prontamente smentito dal governo del Qatar, che invece ha parlato di soli 39 morti sul lavoro: i restanti 6.451 operai, secondo la versione di Doha, sarebbero morti per cause naturali non collegate alle opere realizzate né alle condizioni di lavoro.
In segno di protesta la nazionale della Danimarca indosserà una terza maglia completamente nera per ricordare gli operai morti. Diverse inchieste di testate internazionali hanno messo in luce le condizioni proibitive di lavoro nei cantieri per la costruzione degli stadi.
Con gli occhi del mondo puntati addosso, il governo del Qatar ha apportato dei miglioramenti nelle condizioni di lavoro come l’abolizione della “kafala”, l’istituzione di un fondo di 150 milioni di dollari per la risoluzione delle controversie legali e l’aumento del salario minimo. Resta però da vedere, come hanno sottolineato diverse associazioni che si occupano di diritti umani, se questo processo proseguirà anche quando l’attenzione del mondo non sarà più puntata sul Qatar.
La condizione delle donne in Qatar
La condizione delle donne è un altro tema scottante per il Paese. Nonostante in Qatar, rispetto alla media dei Paesi arabi, la percentuale di donne che lavora o ricopre incarichi pubblici sia più alta, la vita delle donne è ancora legato alla legge sulla tutela maschile. In pratica per prendere decisioni come sposarsi, viaggiare o lavorare serve l’approvazione del tutore maschio della famiglia. Tutto ciò comporta una discriminazione economica e una condizione di subordinazione della donna nei confronti dell’uomo.
In Qatar l’omosessualità è considerata un reato
Poco prima del fischio d’inizio le restrizioni sulla vendita e il consumo della birra hanno sollevato grandi polemiche. Ma c’è un altro tema, molto più rilevante e anch’esso legato alla religione: quello dei diritti degli omosessuali e in generale della comunità LGBT+. In Qatar l’omosessualità tra uomini è un reato, così come lo sono i rapporti sessuali fuori dal matrimonio.
“Essere gay significa avere un disturbo mentale, non è giusto che i bambini vedano certe persone sugli spalti”, ha detto Khakid Salman, ambasciatore del Mondiale, prima che l’imbarazzante intervista venisse interrotta. Molte associazioni hanno invitato a boicottare l’evento e anche i protagonisti del Mondiale – i calciatori – si sono esposti su questo tema.
Il capitano dell’Inghilterra Harry Kane indosserà una fascia con i colori arcobaleno per promuovere l’inclusività. Esempio seguito anche dal capitano della Germania Manuel Neuer, ma non da quello della Francia Hugo Lloris. Tuttavia, il comune di Parigi ha annunciato che non trasmetterà le partite in luoghi pubblici.
La posizione della Fifa sulle polemiche contro il Qatar
E qual è la posizione della Fifa di fronte a queste tematiche che hanno in parte macchiato uno degli eventi sportivi più seguiti e attesi al mondo? Riguardo le accuse di corruzione, finora la Fifa ha continuato a difendere l’operato del comitato esecutivo (che decide le assegnazioni) addossando le responsabilità non al sistema ma ai singoli. Inoltre, pochi giorni prima dell’inizio del Mondiale, il presidente della Fifa Gianni Infantino ha difeso a spada tratta il Qatar durante una conferenza stampa a Doha, parlando di ipocrisia dei Paesi occidentali e di lezioni morali sempre nella stessa direzione.
“Oggi mi sento del Qatar, oggi mi sento arabo, oggi mi sento africano, oggi mi sento gay, oggi mi sento disabile, oggi mi sento un lavoratore migrante”, ha detto Infantino. Ma nonostante qualche progresso, principalmente sul tema dei diritti dei lavoratori, i lati oscuri del Qatar sono ancora tanti. Troppi, forse, per ospitare un Mondiale di calcio.