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CRONACA NERA

Pietro Maso svela in tv perché uccise i genitori

Nel 1991 uccise i genitori per incassare l'eredità. Ora ha deciso di raccontarsi in un'intervista

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Pietro Maso, reo confesso di un noto caso di omicidio familiare, racconta i motivi che lo spinsero a uccidere i genitori nel 1991 insieme a tre amici. In un’intervista in onda sul canale Nove il 10 ottobre, l’omicida ricorda i fatti messi in atto nel piccolo paese di Montecchia di Crosara, in provincia di Verona. Intervengono la giornalista Raffaella Regoli, autrice della biografia autorizzata dell’omicida, la psicologa Vera Slepoj e il giornalista Gian Antonio Stella.

L’intervista a Pietro Maso

Pietro Maso, libero dopo aver scontato la pena, ha accettato di raccontarsi di fronte alle telecamere. Il pubblico da casa avrà l’occasione di ascoltare direttamente la sua testimonianza e scoprire le motivazioni che l’hanno spinto a uccidere.

Maso risponde così a chi gli chiede come è nata l’idea di uccidere i suoi genitori: “Tutto quello che è successo è stato creato semplicemente al bar prima di andare in discoteca. Non avevamo i soldi, allora ci chiedevamo come facciamo per domani, fra un anno, fra dieci anni, per avere questo, per mantenere quest’altro”.

La soluzione trovata dai tre amici al bar è questa: “Dobbiamo avere una risorsa nostra personale, questa possiamo averla tramite l’eredità. Se uccidiamo i miei genitori avremo un denaro sufficiente per realizzare questo nostro sogno”.

Poi aggiunge, come riporta Il Messaggero: “Non ero mai sazio, mi chiedevo sempre cosa poter fare per stupire, per essere diverso, per dare spunti ad altre persone. Ma non capivo che i miei entusiasmi sono stati la mia autodistruzione“.

Il delitto del 17 aprile 1991

Insieme a tre amici, Pietro Maso uccise i suoi genitori Antonio e Mariarosa il 17 aprile 1991, nella sua casa di Montecchia di Crosara. Il ragazzo uccise a freddo la sua famiglia per poter impossessarsi della sua parte di eredità. Arrestato il 19 aprile 1991 e poi condannato definitivamente a trent’anni di carcere, gli fu riconosciuta la seminfermità mentale al momento del fatto.

Dopo ventidue anni di reclusione, Maso è stato rimesso in libertà e poi ricoverato in clinica psichiatrica dal marzo 2016. La pena inflitta ai complici Giorgio Carbognin e Paolo Cavazza è di ventisei anni, mentre per il minorenne Damiano Burato la pena è di dodici anni.

Il noto fatto di cronaca stupì gli italiani e li mise di fronte a una realtà che raccontava lo spirito dei tempi, come riporta Il Messaggero. Il caso, infatti, suscitò clamore per il fatto che il ragazzo fosse talmente desideroso di soldi da uccidere i genitori per appropriarsi del loro patrimonio.

Fonte foto: Ansa

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