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Omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro: il profilo criminologico dei fratelli Bianchi e le condanne

L'omicidio di Willy Monteiro Duarte, ucciso a 20 anni a Colleferro da un branco violento: chi sono i condannati, oltre ai fratelli Bianchi

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Antonio Leggiero

CRIMINOLOGO E DOCENTE IN CRIMINOLOGIA

Antonio Leggiero è un Criminologo, Avvocato e Docente in Criminologia per conto di Università e Istituti di Alta Formazione, avendo ricoperto inoltre - per un decennio - il ruolo di Direttore didattico-scientifico di diversi Master in Criminologia, Scienze Forensi e Corsi di Perfezionamento nelle principali città d’Italia. E' stato Consulente Tecnico in delicati procedimenti penali, Criminologo Investigativo in diversi processi per omicidio. Ha all’attivo, inoltre, numerose pubblicazioni sia in campo criminologico che storico, con decine di articoli divulgativi e scientifici editi nelle principali Riviste scientifiche.

L’omicidio di Willy Monteiro Duarte ha sconvolto l’Italia intera. Ucciso a 20 anni a Colleferro, la sera del 5 settembre 2020, preso a calci e pugni in maniera talmente violenta da dividergli letteralmente in due sezioni il cuore. Insignito della medaglia d’oro al valore civile alla memoria, è stato comunque colpito simbolicamente persino dopo la morte, soprattutto dai familiari dei fratelli Bianchi, due delle quattro persone condannate in primo grado, insieme a Mario Pincarelli e Francesco Belleggia.

 

Chi era Willy Monteiro Duarte

Willi Monteiro Duarte è un cittadino italiano, nato a Roma il 20 gennaio 1999 da genitori originari di Capo Verde.

Il suo grande sogno è diventare uno chef. Dopo il diploma all’istituto alberghiero viene assunto in una struttura turistica.

Il volto di Willy, esposto durante la fiaccolata del 16 settembre 2020 nel suo ricordo

Oltre alle ambizioni lavorative, sin da piccolo è sempre stato diligente e volenteroso, serio e assennato.

Un ragazzo tranquillo, pacato ed equilibrato, con un forte senso dell’amicizia e dell’altruismo.

Un altruismo così forte che gli costerà la vita, in un modo particolarmente crudele, a soli 21 anni.

L’omicidio di Willy a Colleferro

Il 5 settembre 2020 la vita del giovane Willy Monteiro Duarte viene spezzata a Colleferro, cittadina laziale.

È lì che il giovane si trova una sera di fine estate, insieme a un gruppo di amici, fuori dal pub ‘Due di picche’.

Ad un tratto, si avvicina un gruppo di persone: si intuisce subito che si tratta di un branco, un gruppo di soggetti violenti dediti alle aggressioni, alle risse, inclini alla violenza, quasi tutti già gravati da precedenti penali.

Si avvicinano in quattro, arrivano nei pressi del gruppo di Willy e prendono di mira un ragazza, iniziando a molestarla.

Interviene il fidanzato, gli aggressori reagiscono prima verbalmente e poi fisicamente. 

La situazione è sul punto di degenerare, così interviene proprio Willy Monteiro Duarte per cercare di placare gli animi e riportare la calma.

Il ragazzo, però, diventa il bersaglio di una furia cieca: prima viene insultato, poi minacciato.

Due degli aggressori, i fratelli Gabriele e Marco Bianchi, rispettivamente di 26 e 24 anni, sono già noti alle forze dell’ordine: hanno precedenti penali per droga e rissa. Insieme a loro ci sono Mario Pincarelli, 20 anni, e Francesco Belleggia, 23 anni.

In un attimo, il branco si scaglia contro Willy, che non ha scampo: viene colpito, cade e perde i sensi. Muore poche ore dopo.

Il profilo criminologico dei fratelli Bianchi

Subito dopo i quattro salgono a bordo del loro Suv e se ne vanno come se nulla fosse successo. Nel frattempo scatta l’allarme e i carabinieri riescono a individuarli e ad arrestarli.

Ad eccezione di Belleggia, sono tutti pluripregiudicati per rissa aggravata, lesioni, spaccio e reati contro la persona e il patrimonio.

I fratelli Bianchi, che praticano arti marziali, hanno il culto della violenza: una violenza gratuita, bestiale, afinalistica, funzionale soltanto a scaricare il loro potenziale di odio e sopraffazione.

Non hanno bisogno di ragioni per scatenarsi. Cercano e trovano sempre un’occasione e qualche malcapitato contro il quale scagliarsi.

Sono freddi e senza morale, incapaci di sentimenti, come il rimorso e la pietà. Non attribuiscono alcun valore alla vita umana.

In sostanza, un gruppo di feroci sociopatici con marcati elementi personalogici di una personalità criminale di tipo sadico.

Anche il loro look è scelto per infondere timore e paura. Provano piacere nello spadroneggiare e nell’ostentare prepotenza. 

Considerazioni criminologiche e criminalistiche

Dal punto di vista criminologico, al di là della responsabilità individuale dell’omicidio, attribuita dai giudici a Belleggiai soggetti a più elevato potenziale criminoso sono i fratelli Bianchi.

Gli stessi provengono da una di quelle famiglie dove regnano regole, costumi e tradizioni criminali che partono da lontano.

Basti pensare che il 30 marzo 1970 il fratello della nonna paterna uccide la moglie del cugino.

Successivamente, tutti i membri della famiglia sono cresciuti in un habitat dove i valori imperanti sono quelli di un’etica criminale, di trasgressione della legge e di illegalità.

fratelli Bianchi sono coinvolti nello spaccio della zona, utilizzati come esattori dalla malavita del traffico di stupefacenti. Sono criminali di professione.

Nel 2018 quasi pestano a morte, sempre per motivi banali, un giovane di Lavinio di 25 anni.

Successivamente, sempre in coppia, effettuano aggrediscono un 20enneVelletri e, in un altro contesto, un ragazzo marocchino.

Marco Bianchi aggredisce poi violentemente un immigrato del Gambia di 22 anni.

Gabriele, nel 2019, un indiano di 40.

Un fratello maggiore, Alessandro, sotto l’effetto di alcool e droga provoca un grave incidente stradale a Velletri.

Infine, spunta un’indagine per maltrattamento di animali.

Le cause della morte: l’autopsia di Willy Monteiro Duarte

Dal punto di vista criminalistico, la causa principale della morte è stata un violentissimo calcio sferrato al torace da Belleggia, che ha provocato un trauma cardiaco con successivo arresto mortale.

Per rendere l’idea dell’estrema violenza feroce e crudele dell’aggressione omicidiaria, basti pensare che l’esame medico-legale ha evidenziato che nel corpo della vittima non esisteva quasi più nessun organo intatto, letteralmente spappolati dalla quantità e qualità di colpi violentissimi ricevuti.

L’autopsia ha riscontrato una lesione di 7 centimetri nel muscolo cardiaco, che ha letteralmente diviso in due sezioni il cuore.

Quest’ultimo terrificante danno, causa esiziale della morte, è stato quasi sicuramente provocato dal calcio sferrato in pieno torace da Belleggia.

Il medico-legale affermerà di non aver mai constatato un danno del genere.

Il maresciallo dei Carabinieri Antonio Carella, che ha coordinato le operazioni di indagini subito dopo il reato e di cattura, ha pronunciato queste testuali e sconcertanti parole: “Quella in cui è rimasto vittima Willy è stata una scena disperata, tra le più cruente alle quali ho assistito durante i miei anni di servizio”.

In effetti, il poveretto è stato colpito ancora con calci al volto, quando già era esanime a terra, agonizzante.

Un omicidio di una brutalità e violenza senza paragoni.

Un ulteriore elemento estremamente significativo, nonché tragicamente illuminante, che il massacro di Willy è avvenuto in meno di un minuto.

La sentenza e le condanne

La Corte d’Assise di Frosinone il 4 luglio 2022 ha condannato in primo grado Marco e Gabriele Bianchi alla pena dell’ergastolo; Francesco  Belleggia a 23 anni di reclusione e Mario Pincarelli a 21.

Il dileggio morale di Willy dopo la morte

Willy Monteiro Duarte è stato colpito dai familiari dei fratelli Bianchi, simbolicamente, anche dopo la morte.

In seguito all’arresto, un parente ha esclamato nella caserma dei carabinieri: In fin dei conti cos’hanno fatto? Niente. Hanno solo ucciso un extracomunitario”.

Il giorno dopo il decesso, un’intercettazione della la madre dei fratelli Bianchi, cinica e indifferente, vede protagonista la donna, che guarda le foto della vittima, presente su tutte le prime pagine dei quotidiani, e afferma: “L’hanno messo in prima pagina manco se fosse morta la regina.

Fonte foto: ANSA
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