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Omicidio Angelo Vassallo, la rabbia del figlio dopo l'arresto di Fabio Cagnazzo: "Fa veramente male"

Il figlio di Angelo Vassallo commenta l'arresto del colonnello Fabio Cagnazzo: "Fa veramente male", cos'ha detto delle indagini

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

“Fa veramente male”, lo ripete Antonio Vassallo, figlio del sindaco di Pollica Angelo ucciso il 5 settembre 2010. Un’amarezza percepita dopo l’arresto di quattro indagati per l’omicidio del padre, due dei quali in forze presso l’arma dei carabinieri all’epoca dei fatti. Uno di loro, Fabio Cagnazzo, avrebbe non solo avuto un ruolo nella tragedia, ma si sarebbe reso autore di depistaggi per deviare altrove le indagini della Procura di Salerno. Per questo, secondo Antonio, “fa veramente male”. Tra coloro che avrebbero dovuto far luce sul delitto, qualcuno avrebbe fatto di tutto per occultare la verità.

Lo sfogo del figlio di Angelo Vassallo

Raggiunto dall’Ansa, Antonio Vassallo non nasconde il suo rammarico per l’epilogo delle indagini della Procura di Salerno e dei Ros sull’omicidio del padre Angelo.

Certamente lieto che la tragedia abbia i suoi indagati, alla nota agenzia di stampa dice che “fa veramente male”. “È una realtà che non riguarda solo noi, figli e familiari, ma deve far male a tutto il Paese“, dice Antonio Vassallo.

Il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo è stato arrestato con l’accusa di concorso in omicidio con altri tre indagati per la morte di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso il 5 settembre 2010

“Sapere che le persone che ti devono difendere sono i presunti colpevoli di questo omicidio fa veramente male”, sottolinea Antonio Vassallo. L’attività di depistaggio di Cagnazzo “ha rallentato molto le indagini”.

Oggi il figlio del sindaco di Pollica spera che le autorità si impegnino a “puntare il dito nei confronti di chi ha raccontato fandonie” sul conto di suo padre. Secondo la Procura, infatti, Cagnazzo e i suoi complici avrebbero tentato di infangare la memoria di Angelo Vassallo sostenendo che fosse stato ucciso a seguito di tensioni nate per un traffico di stupefacenti nel quale avrebbe avuto un ruolo.

“Non avevamo la certezza che poteva essere questo il filone delle indagini. A noi gli inquirenti raccontavano poco o niente”, ha detto ancora all’Ansa.

L’arresto di Fabio Cagnazzo

Giovedì 7 novembre Fabio Cagnazzo, colonnello dei carabinieri, è stato arrestato insieme all’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, il collaboratore di giustizia Romolo RidossoGiuseppe Cipriano, titolare di una sala cinematografica.

Secondo la Procura di Salerno, che ha contestato il reato di concorso in omicidio, i quattro indagati avrebbero partecipato all’assassinio di Angelo Vassallo il 5 ottobre 2010. Il sindaco di Pollica era impegnato a contrastare un preoccupante traffico di droga concentrato nel porto di Acciaroli e in tutto il territorio.

Secondo la Procura, con l’omicidio e i conseguenti depistaggi i quattro indagati avrebbero coperto i traffici del clan Cesarano attivo tra Castellammare di Stabia, Pompei e Scafati.

I depistaggi

Dopo l’omicidio di Angelo Vassallo, Cagnazzo avrebbe posto in essere una serie di depistaggi per indirizzare altrove le indagini della Procura di Salerno. Nello specifico, avrebbe sostenuto che Vassallo fosse stato ucciso a seguito di tensioni con l’inesistente “gruppo Damiani” composto dallo stesso Vassallo, dall’albergatore Roberto Vassallo e dal noto pusher Bruno Humbert Damiani noto come “il brasiliano”.

Secondo una nota di servizio compilata da Cagnazzo, nel giorno dell’omicidio Damiani avrebbe pedinato Vassallo al porto di Acciaroli. Ancora, il colonnello sosteneva che “il brasiliano” fosse risultato positivo al test dello stub. Con questo suo operato, avrebbe garantito una copertura per il collega Cioffi, per Ridosso e per Cipriani.

Fonte foto: ANSA

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