Fabio Cagnazzo e i depistaggi dopo l'omicidio di Angelo Vassallo: fake news per favorire il clan Cesarano
Fabio Cagnazzo operò depistaggi per indirizzare altrove le indagini sull'omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo: il punto della Procura
Depistaggi dopo l’omicidio di Angelo Vassallo: sono le nuove indiscrezioni arrivate dopo l’arresto di Fabio Cagnazzo, colonnello dei carabinieri, che lo stesso avrebbe messo in atto insieme agli altri tre indagati per indirizzare altrove le attenzioni della Procura che voleva far luce sulla morte del sindaco pescatore. Un’organizzazione, secondo gli inquirenti, che si muoveva con il preciso scopo di allontanare da sé i sospetti.
I depistaggi
Dopo aver posto in essere l’omicidio di Angelo Vassallo il colonnello Fabio Cagnazzo avrebbe operato una serie di depistaggi per indirizzare le indagini della Procura di Salerno verso un inesistente traffico di stupefacenti cui sarebbe stata coinvolta la vittima. Nello specifico, Cagnazzo avrebbe dirottato le indagini nella direzione “dell’alterco del primo cittadino con Bruno Humberto Damiani e Roberto Vassallo“, rispettivamente pusher noto come “il brasiliano” e albergatore.
Cagnazzo aveva redatto una nota di servizio in cui indicava Damiani come possibile mandante dell’omicidio e sostenendo l’esistenza di un “gruppo Damiani” dedito al traffico di stupefacenti.
Il colonnello Fabio Cagnazzo avrebbe mosso depistaggi dopo l’omicidio di Angelo Vassallo, indirizzando altrove le indagini della Procura di Salerno
Quindi, secondo Cagnazzo il sindaco di Pollica avrebbe fatto parte di un gruppo criminale insieme a Damiani e Roberto Vassallo. Tra i tre sarebbero nate tensioni a seguito del traffico di stupefacenti e “il brasiliano” avrebbe pedinato la vittima fino al porto di Acciaroli. Cagnazzo sosteneva, inoltre, che Damiani fosse risultato positivo al test dello stub.
Secondo la Procura di Salerno, quindi, Cagnazzo e gli altri tre indagati – l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, il collaboratore di giustizia Romolo Ridosso e l’imprenditore Giuseppe Cipriano – si sarebbero adoperati contro Angelo Vassallo per coprire i traffici di droga presso il porto di Acciaroli del clan Cesarano attivo tra Castellammare di Stabia, Pompei e Scafati. Traffici, questi, che Vassallo combatteva da anni.
Il colonnello Cagnazzo e gli altri indagati
Come già detto, a finire in manette la mattina di giovedì 7 novembre sono stati il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, il collaboratore di giustizia Romolo Ridosso e Giuseppe Cipriano, titolare di una sala cinematografica.
Secondo gli accertamenti del Ros, a muovere i fili dei depistaggi sarebbe stato principalmente Cagnazzo, che si sarebbe attivato anche per deviare i sospetti dagli altri indagati. La Procura di Salerno, la cui inchiesta è guidata dal procuratore Giuseppe Borrelli e dal sostituto Luigi Alberto Cannavale, ha contestato ai quattro indagati il reato di concorso in omicidio.
L’omicidio di Angelo Vassallo
Da tempo Angelo Vassallo, sindaco del Comune cilentano di Pollica, faceva pressione sulle autorità e le istituzioni per il preoccupante traffico di droga – cocaina, soprattutto – del territorio.
Per questo motivo si era inimicato le organizzazioni criminali locali, che avevano tentato di corromperlo e di deviare le attenzioni degli investigatori. Il 6 settembre 2010 avrebbe dovuto incontrare i carabinieri di Agropoli, ma il giorno prima fu ucciso mentre rientrava a casa. Contro di lui furono esplosi nove colpi di pistola.